Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Il circo della serie B

“Venghino signori, venghino”. Riadattata, esasperata, ironizzata, ma resterà pur sempre l'introduzione più celebre del mondo dello spettacolo, in particolare dell'ambiente circense. Un po' quello che è diventato, da un anno a questa parte, il campionato di serie B, che nelle ultime ore è stato protagonista dell'ennesima pagliacciata agli occhi dell'Italia e dell'Europa. Vi parlavamo, soltanto pochi mesi fa, di “pupi e pupari”, personaggi in grado di mutare le forme e le modalità di un torneo a proprio piacimento. “Il puparo muove i fili. Il puparo tesse le trame. Il puparo può tutto: si alza, sbadiglia. Si annoia, decide: il puparo ha la palla in mano. È suo il gioco più bello del mondo. Fa partecipare chi preferisce, pesca reclute tra i consenzienti”. (https://catanista.eu/il-puparo-che-puo-tutto/) In sostanza, questo fantomatico “puparo” ha stabilito quali debbano essere le sorti non soltanto della serie B, ma anche della C, senza che nessuno alzi un dito o provi a “tagliare i fili”. Andiamo con ordine, almeno noi: il 16 luglio del 2018 Avellino, Bari e Cesenza non si iscrivono alla cadetteria per problemi finanziari, determinando dunque un momentaneo passaggio a 19 squadre prevedendo, in seguito dei ripescaggi. È l'annuncio, “lo spettacolo sta per iniziare, prendete posto gentili signore e signori”. Nel frattempo, il Novara vince il proprio ricorso al TFN diventando “ripescabili” e il 2 agosto la sentenza della Corte Federale d'Appello dà ragione ai piemontesi e, di rimando, al Catania. In questo momento, la serie B torna a 22 squadre. In questo momento, inizia lo show. In Lega cominciano a rincorrersi voci, si parla di una fazione che spinge affinché la serie B torni a 19 squadre e di una controparte convinta di continuare sulla strada dei ripescaggi. Passano i giorni, le campagne acquisti delle squadre coinvolte subiscono una legittima frenata ma la decisione della Figc tarda ad arrivare, almeno fino al 13 agosto. Il commissario Fabbricini dà l'ok affinché si stilino i calendari della serie B, resi noti in serata con la formula a 19 squadre. È l'inizio del caos. Tra ricorsi, controricorsi e sentenze, la serie B prende il via con penalizzazioni e squadre “bloccate”, in serie C c'è chi decide di non giocare, chi viene stoppato dalla Lega e chi spera ancora di poter essere ripescato, senza averne però mai una reale speranza. Alla fine, in un modo o nell'altro, la stagione segue il suo corso naturale, con annessi tutti i problemi del caso tra società che falliscono, squadre che non si presentano e chi addirittura manda i ragazzini a prendere 20 gol in trasferta. Robe da matti, penserete, eppure è tutto maledettamente vero. Nonostante tutto, i campionati volgono al termine, alla stregua di uno spettacolo che si avvia verso la sua naturale conclusione. Le luci si abbassano, il sipario si chiude, gli spettatori cominciano ad alzarsi e a dirigersi verso l'uscita. Poi, a sorpresa, le luci si accendono nuovamente, gli spettatori increduli si girano e si ritrovano davanti lui, il puparo, lo stesso che aveva contribuito al “richiamo” iniziale e che sembra essere sempre più dentro la sceneggiatura dello spettacolo. Siamo a metà maggio, i campionati sono finiti già da giorni ma una sentenza del TFN (ancora loro) scuote per l'ennesima volta il mondo pallonaro italiano: in seguito ad illeciti amministrativi, viene chiesta la retrocessione del Palermo in serie C, determinando uno sconvolgimento dell'intera classifica di serie B. Ma non è tutto, perchè in ogni grande spettacolo è previsto un colpo di scena finale, uno di quelli che ti lascia senza fiato e che farà riflettere su quanto accaduto anche quando lo spettatore sarà nuovamente a casa, nel suo letto o sul divano. Annullati i play out, la Salernitana è salva, il Foggia è in serie C (in attesa del Collegio di Garanzia del Coni) e il Perugia, che sembrava aver già messo la parola fine alla sua stagione, avrà la possibilità di giocarsi i play off la prossima settimana. Fine, stavolta davvero. Giù il sipario, forse definitivamente. Gli spettatori, ancora in un misto di stupore e confusione, abbandonano gli spalti tra mille interrogativi. Dietro le quinte, il puparo conta i soldi dell'incasso, sempre più soddisfatto dell'esito delle proprie trame e della sua influenza nel mondo dello show business. Perchè in fondo è di quello che si parla, di show business. Alla faccia di tutti quelli che ancora si affezionano, di chi è fedele a una bandiera, a dei colori. Di chi vuole credere ancora a un calcio pulito e che finisce per ritrovarsi ancora una volta in un mondo finto, pilotato, grazie al puparo che “muove i fili, tesse le trame, si annoia”.