Bando e stipendi, la prima partita di oggi
Se ci venisse chiesto di definire con un concetto non scritto quanto si ripete storicamente a Catania, moto perpetuo contro la volontà di normalità, potremmo prendere in prestito la prima e la terza definizione attribuite a “resilienza”: “la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica” e “la capacità di reagire di fronte a traumi”. Fatto sta che anche oggi, e da oggi, il Catania si troverà a giocare ancora una volta una gara che può essere descritta solo come “plurima”: del campo, dei tribunali, della sopravvivenza e dei nervi.
Siamo andati ben oltre l’aspetto dualistico della partita, che fino a qualche mese fa poteva essere definita come “doppia”, tra campo ed extracampo: anche perché sia il campo che l’extracampo hanno preso vie e bivi ben precisi, diventando, ad esempio “campo sì, ma occhio agli stipendi dei giocatori” e “extracampo: il bando, il tribunale, Finaria, SIGI e l’asta”. Annullando però il fattore tempo: ci troviamo nei minuti di recupero. E in questo 30 giugno, che in epoche normali avrebbe passato in rassegna la stagione appena vissuta, bisognerà pesare ogni tipo di movimento. Per il bando, tema quotidiano, è questione di ore: dalla pubblicazione in poi sarà nuova attesa per l’asta che dovrà salvare la vita al Catania. Una sorta di “punizione dell’ultimo minuto dalla trequarti” con il portiere che sale in area perché quel gol lì bisogna proprio segnarlo. A proposito di gol siglati: i giocatori.
Scenderanno in campo? Considerando le dinamiche di spogliatoio e la volontà di esserci nonostante la situazione, sembrerebbe strano il contrario. Ciò non vuol dire che arriveranno gli stipendi, però: e se Lucarelli potrà contare su qualcuno, questa sera, lo dovrà esclusivamente a se stesso e all’amore che riesce a trasmettere Catania. Sempre per quel concetto di prima, di “resilienza”: al di là di ogni tipo di controsenso e paradosso che questi Playoff e questo periodo possono consegnare, fino alla risoluzione di tutte le assurdità e di tutti i perché.