Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: “Notti magiche”

Pubblico da sogno, un Catania perfetto vola in finale. Sarà la ‘svolta’ giusta?

Scritto da Stefano Auteri  | 

Ci sono notti che un bambino che si avvicina ad un pallone sogna di vivere, almeno una volta nella sua vita. Chi ambiziosamente pensa ad una bandiera FIFA ed una coppa luccicante ai bordi del campo, chi pensa all’inno della Champions e chi semplicemente ad una partita di Serie A, magari a San Siro. Solamente un bambino catanese (e  probabilmente il piccolo Filippo tifoso del Rimini), dopo ieri, vi dirà di aver sognato di vivere una Semifinale di Coppa Italia di Serie C; magari un amichetto napoletano o torinese con cui chatta sorriderà sentendogli dire queste cose, ma lo farà solamente perché non sa cosa si è perso. La notte magica vissuta in una cornice come solo Catania può offrire è ciò di cui la città aveva bisogno, è ciò di cui la squadra aveva bisogno, è ciò di cui il fautore dello slogan ‘viva i bambini allo stadio’, Rosario Pelligra, aveva bisogno. Tutto perfetto, senza troppe sbavature, senza gol al passivo, con la partenza veemente e la gestione intelligente in un‘atmosfera delle grandi occasioni.

È vero, attenzione, il Catania non ha vinto nulla ed è giusto che la mentalità della squadra sia che non è stato fatto ancora nulla e la fame deve essere al massimo, ma l’entusiasmo già dilaga nella piazza. Al termine della partita le statistiche sulle ricerche su Google riguardanti la città di Catania dicevano che il 99% dei navigatori etnei aveva digitato: “aereo Catania-Padova 19 marzo”, e solamente dopo aver appurato l’inesistenza di un volo diretto, avevano deciso di poter passare a “Video gol Castellini Catania”. Ma del resto la piazza etnea è questa e basta trattarla come hanno fatto ieri i vari Sturaro, Castellini, Tello, Monaco e Cianci per farsi apprezzare. Sudore, cattiveria e determinazione poi il resto viene da solo o con il pubblico che spinge una palla in rete. Contro il Rimini, il Catania ha dato vita al copione perfetto grazie ad uno Sturaro che con l’esempio di corsa e correttezza in campo è stato emblema insieme a Castellini di come devono comportarsi i giocatori rossazzurri.

Ah Castellini, non basterebbero dieci editoriali per descrivere la superiorità con cui si muove oltre le etichette, i ruoli, oltre le responsabilità, oltre la fiducia di cui avrebbe bisogno qualunque giocatore per tirare di sinistro da 25 metri all’ottantesimo. Lui sorvola questi concetti dall’alto di un’esperienza che non ha anagraficamente ma che possiede intrinsecamente. Inutile aggiungere altro, bastano gli occhi per ammirare un “bambino“, calcisticamente parlando, che non sogna ma fa sognare.

Il miele è cosparso su Catania e sul Catania, ma è giusto che sia presente anche il grillo parlante a ricordare di non fare voli pindarici perché adesso bisogna solo ed esclusivamente fare ciò che non si è fatto in passato: garantire continuità. Se il Catania dovesse inanellare prestazioni non coriacee la notte trascorsa perderebbe la sua magia che invece deve essere preservata con grinta e determinazione, quelle che serviranno in campo sin da domenica prossima. Catania ha subito troppi 4-0 inutili e una vittoria contro la capolista poi azzerati dai Taranto di turno. Ti ritrovi all’improvviso molto probabilmente terzo (che non vuol dire competitivo come dicevano Grella e Laneri) a tifare Padova ogni domenica tranne che due giorni all’anno, con la possibilità di essere la mina vagante dei play pff. Ora servono davvero e finalmente continuità e solidità per incutere timore in chi dovrà affrontare il Catania, che sia il Monterosi o l’Avellino; il Padova o il Renate. Poco importa, importa essere il Catania. Quel Catania