Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: sorrisi belli, sorrisi brutti

Zeoli soddisfatto e qualificazione ottenuta, ma c'è tanto da sistemare

Scritto da Stefano Auteri  | 

Che il calcio è strano è stato detto, che i calciatori sono umorali anche, che il Picerno gioca bene ma a Catania perde sempre pure, che il nuovo corso del Catania è iniziato no, e a ragion veduta. Come commentare una gara in cui si è assistito ad un primo tempo dirompente, ad una intensità ritrovata, ad un gol su calcio piazzato, ad un calcio di rigore trasformato (più o meno); praticamente a tutto ciò che non si era visto nell'ultimo mese e mezzo materializzatosi nei primi venti minuti della prima gara senza il vecchio tecnico? Se due più due facesse quattro verrebbe da pensare che tutto ciò è stata una reazione al benservito a Tabbiani, ma poi si assiste al calo della ripresa e al colpo di coda finale. Quindi è vero che Tabbiani non poteva più rimanere, ma non è vero che senza di lui si sono risolti i problemi. Testimonianza ne è la conferenza di Zeoli in cui si è parlato del solito calo fisico ma anche di sorrisi inopportuni all’intervallo, figli di una mentalità ancora da cambiare.

Non ce ne voglia Zeoli, ma sia se il Catania avesse perso che in caso di successo non sarebbe stato possibile attribuire eccessivi meriti o demeriti al neo “momentaneo” tecnico che ha lavorato sulla testa, ma ha avuto troppo poco tempo per dare un’impronta. Come dicevamo non si può parlare di nuovo corso, soprattutto per due motivi: il primo legato al bisogno di continuità di prestazioni e intensità; il secondo e più banale perchè ancora non si sa quale sarà il nuovo corso tecnico. La buona prestazione del primo tempo sicuramente ha fatto emergere qualche estimatore in più di Michele Zeoli ma i colloqui con Lucarelli, Maran&Co. non possono sfociare in un nulla di fatto, ma sarebbe importante capire velocemente quale sarà la strada da intraprendere.

Il tempo, ancora una volta, è un concetto relativo in casa Catania, ma in questa circostanza i rossazzurri non hanno pagato dazio contro un ottimo Picerno. Di certo tutti ci attendevamo la nomina del nuovo tecnico all'indomani della decisione su Tabbiani, ma se ancora non è arrivata le motivazioni possono essere solamente tre: il discorso economico; una convinzione parziale dal punto di vista tattico; alcune pretese che esulano dall'ingaggio. Le riflessioni potevano e dovevano essere anticipate per arrivare con le idee chiare nel momento complicato, ma come detto con il Picerno non è stato necessario il “nuovo di zecca”. Quindi non vale più niente? Non valgono i discorsi sulla condizione fisica, sulla testa e sull'aspetto caratteriale? No, valgono eccome, e il secondo tempo lo dimostra, ma ciò che serve maggiormente è ordine. Ci vorrà chiarezza, ordine appunto e una linea coerente, senza opinioni divergenti (per carità un minimo ci stanno) e con una visione unica dal punto di vista dirigenziale e tecnico, per sorridere non più a denti stretti o in maniera inopportuna ma in maniera convinta e spontanea.