Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Grella a Catanista (parte 1) tra Pelligra, la città e il prossimo anno

Scritto da Marco Massimino Cocuzza  | 
Grella

Intervistato ai microfoni di Catanista, il vicepresidente del Catania parla di Pelligra, della sua scelta e sulla prossima stagione: 

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SU PELLIGRA E LA SCELTA DI CATANIA. “Non c'è dubbio che da parte della famiglia Pelligra vi sia l'interesse di entrare non solo per la parte sportiva, ma anche per quella immobiliare. È vero anche che lui ha avuto più opportunità con altri club non solo di calcio, ma Catania è stata scelta risalente ad una sera in cui parlammo noi insieme a Mark Bresciano dell'importanza dei due club di riferimento in Sicilia. Lì si accese qualcosa dentro di lui e accelerò nel recupero di informazioni per capire meglio la situazione, io organizzai qualcosa per lui, ma appena scese dall'aereo e sentì il profumo della Sicilia secondo me si convinse. Poi chiaramente bisognava fare il progetto e parlare dei costi dell'operazione, il tutto sotto l'approvazione della sua famiglia, perché il presidente fa parte di un gruppo in cui sono presenti anche i suoi fratelli. Sentivo però la sua attrazione verso il posto. Lui oggi parla di Catania come se fosse catanese, non da ragazzo nato in Australia con origini siciliane. Ha proprio questo senso forte di appartenenza e responsabilità di dover dare qualcosa non solo al Catania calcio ma alla Catania città”.

SULLA CITTÀ. “Devo dire che non sapevo bene cosa aspettarmi da questa sfida, ho trovato una città che ha voglia di fare, con grande passione e tradizione. Mi sto trovando benissimo, oltretutto. Io lo so che ho un compito molto difficile, ovvero quello di avere visione e portare una squadra di calcio dove merita di stare, ma anche di avere buon equilibrio nella gestione e del lavoro che noi svolgiamo tutti i giorni. Bisogna avere anche un certo coraggio e voglia di fare qualcosa di diverso rispetto al passato”.

SUL PROSSIMO ANNO E LA SERIE C. “In C ancora ci si deve arrivare. Sicuramente ripartiremo dall’intenzione di migliorare sempre la squadra, ma senza quell’ansia di dover vincere per forza. Saremo sempre competitivi e forti, ma dai valori e stile di calcio ben definiti. Non ho paura della C, ma non ho neanche paura della serie A, nessun campionato ci deve fare paura perché dipende dai passaggi giusti che vanno fatti e dall’entusiasmo della gente”. 

“Non credo che quella del prossimo anno sarà la prima vera sfida, ogni anno ci saranno investimenti importanti. Ho osservato con attenzione le altre squadre che hanno provato a vincere in C e so che non basta spendere tanti soldi, senza coraggio di portare avanti la propria idea di calcio o programmazione a lungo termine. La squadra, anche oggi, è costruita cercando di creare un gruppo che poi va migliorato: bisognava crearla forte per raggiungere un risultato e mantenere alto l’entusiasmo, ma anche in funzione del futuro del club”.

LA FORMAZIONE IDEALE. “La mia squadra dovrà sempre schierare coraggio, aggressione a tutto campo e voglia di vincere. Questo è quello che serve”. 

LA DOMENICA. “Sto ancora imparando a convivere con quello che io vorrei vedere al posto di quello che vedo. Anche qui, pazienza e tempo per il percorso. Però se c’è una cosa che vorrei togliere dal vocabolario del calcio a Catania è l’attesa; voglio una squadra aggressiva, che non ha paura di nessuno, poi si può vincere o perdere, ma non voglio vedere squadre timide. Dobbiamo avere la voglia disfidare chiunque, poi a fine partita si fanno le analisi, ma attendere mai nessuno”.

NON VEDERE L’ORA DI FESTEGGIARE. "Era una delle spinte motivazionali più forti per intraprendere il progetto, il calore e la passione dei nostri tifosi. Quello che senti quando ti trovi al Cibali è difficile da descrivere, non sono di plastica e ho un orgoglio particolare nel poter rappresentare un pubblico del genere grazie al mio ruolo. Farò di tutto per riportarli dove meritano di stare, non vedo l’ora di festeggiare.

Il rientro in campo della squadra nel 2023 è stato molto consistente. Sì è vero che abbiamo alzato la voce, non a causa della sconfitta presa a fine anno, ma perché non voglio che si perda l’identità di questa squadra. Chi lavora qui deve avere ben presente questo. Se questa viene a mancare è normale che alzi la voce".