Essere vincenti, spiegare le partite, volerle spiegare

Saper spiegare le partite. E subito dopo, il volerle spiegare. Non lo sanno fare tutti, lo vogliono fare in pochissimi: Domenico Toscano, oggi che è la vigilia della sua 48^ partita in sella al Catania, un po' abbiamo imparato a conoscerlo; possiamo dirlo che non ci sembra amante della condivisione delle analisi tattiche? Sia pre che post gara, nel suo voler porre l'attenzione sugli atteggiamenti del suo Catania, piuttosto che sulla resa compassata quando non ottiene il massimo. E però ci chiediamo se possa bastare, pretendere la massima attenzione o “voler fare le cose bene”, per vincere sempre e comunque anche nelle partite che capitano a tutti, quando la gamba risponde meno e c'è bisogno di un altro modo atto a far emergere la qualità: quella che una squadra forte, e il Catania secondo noi lo è, deve far vedere anche nelle giornate fisiologicamente “no”. Perché del resto lo stesso allenatore con 5 - tanti tanti - trofei di C in bacheca parla di soluzioni da trovare, e quando la squadra reagisce poco ce lo immaginiamo ancora a cercarle nel semplice non errore, visto che tatticamente non cambia quasi mai. E non cambia neanche il verbo dinanzi alle domande. Insomma, escludendo gli infortuni a cui per la verità si è sempre attaccato poco, Toscano non spiega perché il Catania soffre quando non ha intensità e perché capita il fatto stesso di non averla, questa leggendaria intensità. A furia di ripeterla, sembra una parola biblica.
E questa non è una critica, è una riflessione spontanea dopo quasi 50 partite non dettata dalle ultime due uscite di magra. I rossazzurri vivono in fondo le stesse valutazioni nelle vittorie e nelle sconfitte, se è intenso si acchiappa i 3 punti in un modo o nell'altro; se non lo è molto più difficilmente fa bene. E ok che il calcio è una cosa semplice, ma non è neppure il tennis moderno dove solo chi non sbaglia porta la pagnotta a casa. E confidiamo che un vincente, perché Domenico Toscano è un vincente, possa e debba trovare nelle prossime due partite, che dovrà seguire dalla tribuna per squalifica, il modo di superarsi per trovarle davvero le soluzioni tattiche e caratteriali rimettendo in corsa il Catania all'inseguimento di una Salernitana e di un Benevento a leggero rischio fuga. E poi se vorrà, raccontare, condividere di più del suo pensiero impossibilmente relegato al “poter fare di più”.