Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Top Player: la Catanesità

Quest’oggi vogliamo premiare un fattore che è stato determinante nell’ultima gara ufficiale del Catania in quel di Brindisi e che ha rappresentato il filo conduttore di tutta la stagione: la catanesità. Litteri e Palermo più di chiunque altro avranno sentito un impeto di orgoglio nel non voler chiudere la stagione con una sconfitta; più di chiunque altro avranno sentito il peso e l’onore di indossare la maglia rossazzurra, senza lesinare mai impegno e determinazione. Se il centrocampista ha sempre dimostrato queste caratteristiche, lo stesso non si può dire per il numero nove che ha avuto poche chance ma ha avuto anche il merito di farsi trovare pronto all’ultima giornata e coronare il sogno di siglare una rete con il Catania. 

La catanesità è il valore aggiunto che ha fatto evitare la terza sconfitta consecutiva, ma è anche il fiore all’occhiello di una squadra che ha fatto dell’identità con la città la sua arma principale. A tal proposito potremmo menzionare Rapisarda e Di Grazia o gli “acquisiti” Lodi, Rizzo e Russotto, o ancora Zeoli, Biagianti e tanti altri. Il Catania ha sentito la propria maglia aderente al corpo come una seconda pelle e proprio questo, probabilmente, sarà il punto di partenza è l’arma in più anche per il prossimo anno. Nessuna paura di essere profeti in patria o di essere annichiliti dal peso della responsabilità di dover onorare la propria città; questa stagione ha insegnato che tutto ciò si può fare, senza celebri mental coach o sedute di psicanalisi, ma semplicemente con cuore e lavoro costante. 
 

Catania conclude l’anno e riparte da se stessa, dal suo bacino, dalle sue potenzialità e dalla sua voglia di emerge incarnata dai suoi figli. Perché si può fare bene a Catania e perché si possono ottenere grandi risultati a Catania e da catanesi.