Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: "Soli e smarriti"

Serata da dimenticare in cui non ci può essere un barlume di positività

Sono passate alcune ore dal fischio finale di Catania-Giugliano, è piena notte, ho appena addolcito la serata con un involtino ed una raviola (metà) giuro che ci sto provando, giuro che sto cercando di intravedere la positività nel momento del Catania, ma davvero non ce la faccio. Speravo che l'impennata glicemica potesse contrastare l'acidità procurata dalla sconfitta del Massimino, ma non è avvenuto, anzi è rimasto un sapore agrodolce che forse è quello che al massimo può provare chi riesce a conferire un peso granitico ad una Coppa che personalmente appare leggera come una piuma. Purtroppo attualmente la situazione è disastrosa e prova ne è il dubbio, che in molti sarà sorto, sul fatto che festeggiare un'eventuale vittoria della Coppa in maniera eccessiva possa essere attualmente inopportuno.

Eh sì perchè inopportuno è stato proprio il secondo tempo del Catania, parafrasando Zeoli, che forse nello spogliatoio (e nella sua testa) avrà utilizzato termini leggermente più forti di “inopportuno”. Come è possibile che una squadra in piena lotta salvezza, reduce da 14 punti in 14 gare (terzultimo rendimento del ritorno) e finalmente in vantaggio nella sfida da vincere a tutti i cosi, riesca a rientrare in campo e regalare due gol all'avversario? Come è possibile un tale calo di concentrazione, cattiveria e attenzione? Come si possono giocare altre partite con questa spada di Damocle sulla testa? Probabilmente ha proprio ragione Zeoli quando si chiede se i ragazzi si rendano conto del pericolo, ma se in effetti neanche la dirigenza vuole pensare al pericolo, perchè dovrebbero essere consapevoli i giocatori? Anche oggi il tecnico si è definito “preoccupato”, una condizione che non è un inno alla positività, ma qualcuno si sente di dargli torto? 

Chissà forse la dirigenza sì, e se così fosse la posizione del tecnico sarebbe in dubbio ma il problema è che la stagione ha insegnato che la soluzione non è l'avvicendamento in panchina. Cambiano i giocatori, cambiano i tecnici ma le difficoltà restano, anzi peggiorano enormemente e la squadra (o meglio il gruppo di giocatori) continua a farsi male da sola. C'è stata una frase emblematica del post partita di Zeoli: “forse ci meritiamo di stare da soli, non possiamo chiedere assolutamente nulla ai tifosi”. Un macigno che mette tutti davanti alle proprie responsabilità, senza parlare di contesto ambientale ma solamente guardando in faccia la realtà. Il Catania sta facendo tutto da solo e ha iniziato a farlo da quando tra novembre e dicembre ha pensato troppo intensamente alla Coppa Italia. Adesso una parte di esso continua a farlo, ma intanto si perdono pezzi, giocatori e amor proprio. Magari martedì sarà una serata interessante, ma solamente un miracolo, ad oggi impensabile, e cioè un'eventuale incredibile promozione potrebbe raddrizzare la stagione. La Coppa è marketing, merchandising, qualcosa da sfoggiare oltreoceano con una collezione di foto ricordo, ma non la base per costruire il prossimo anno. Che non si faccia realmente questo errore perchè è l'unico che ancora manca in questa stagione.