Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Amaro senza Capo (né coda)

Ore 14:57 di una domenica d'ottobre già inoltrata, tra il profumo allettante di una sagra autunnale e l'atmosfera surreale di un sole estivo che richiama inaspettatamente a passeggiate in riva al mare. L'orario in ogni caso è quello giusto: pranzo appena concluso, tocca al caffettino. Telecomandi rigorosamente posizionati: si sa, guai a non rispettare la ritualità pre-partita. Con il fischio iniziale del direttore di gara, giunto via streaming direttamente dal "Razza" di Vibo Valentia, scocca anche il momento del bicchierino d'amaro: suggestione di una sfida nella sfida contro la Vibonese del presidente Caffo, che dell'Amaro del Capo è il proprietario. Quello nel bicchierino del Catania, però, è fin troppo amaro. A tratti indigeribile. Il primo sorso è familiare: il secondo fa riflettere. Il terzo fa ripensare al nome: controlli la bottiglia. E' un Amaro sì, ma senza "Capo". Dal quarto al quinto sorso non c'è più neanche la "coda". E' il momento dei dubbi: alle giocate di Lodi subentrano i pensieri dell'altra partita che si sta giocando "fuori"; ai pochi scatti degli attaccanti le polemiche e le diverse questioni affrontate dall'inizio di stagione ad oggi. Con gli errori difensivi, invece, ritornano le riflessioni sulla situazione economia, le dichiarazioni della proprietà e quelle dell'amministratore delegato rossazzurro, diverse tra loro. I conti sono in ordine? I conti sono in disordine? Al triplice fischio, a bicchierino vuoto e finito con una certa sofferenza, si apre il dibattito più grande: ciò che abbiamo visto è accaduto realmente? Sì: ed ecco la gravità della situazione. Perché il campo è spesso specchio di ciò che succede dietro le quinte: figlio di una situazione evidentemente non felice. Non si può spiegare altrimenti un 5-0 in casa della Vibonese, pur con tanti limiti tecnici. Come d'altronde non è possibile parlare di calcio dopo una partita del genere: anche perché non si può quasi definire partita, quella del "Razza". Abbiamo provato a sdrammatizzare un po', nelle righe precedenti: torniamo seri. Torniamo alla settimana appena trascorsa: cosa è successo mercoledì a Torre del Grifo? Cosa è stato detto, comunicato, dialogato nell'incontro che è avvenuto tra la dirigenza-società e i ragazzi di Camplone? Si è cercato di spronare il gruppo? Perché se così fosse, allora la risposta in termini di responsabilità non è certo arrivata. E, anzi, in quel caso bisognebbe porre sul banco degli imputati proprio la mancanza di questo senso di responsabilità, più volte chiamato in causa. O al contrario si è parlato di extracampo? In questo caso come è da definire la gara di oggi? Il riflesso di quanto discusso? Sicuramente ci troviamo di fronte ad uno dei momenti più bassi della storia recente del Catania: sicuramente bisogna interrogarsi su ciò che sta accadendo e sulle proprie responsabilità. Sicuramente il momento è troppo "Amaro", senza Capo. Né coda.