Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Top Player: cercasi cazzimma!

Tre vittorie consecutive no, non potevano di certo far montare la testa e non potevano far sperare che il Catania dovesse vincere il campionato, per carità, ma due sconfitte non potevano neanche far pensare che i rossazzurri non fossero in grado di aggredire una partita come il derby che si prepara da sola e che non avrebbe bisogno di parole e scosse di vario tipo. Il problema, però, è stata la mancanza di intensità, di grinta e determinazione che Silvestri e compagni hanno evidenziato nelle ultime tre gare, o meglio che hanno mostrato solo a sprazzi, e che invece sono state il fiore all'occhiello delle prime quattro giornate. Del resto, proprio l'intensità è da sempre stata la caratteristica principale delle formazioni di Raffaele, vedi il Potenza dell'ultimo biennio, magari non sempre splendido dal punto di vista del gioco, ma sempre sul pezzo, aggressivo e pronto ad offendere in verticale con convinzione ed efficacia. Facile dunque, più che incensare qualcuno con la palma di migliore in campo vista la deludente prestazione di Palermo, auspicare che il Top Player contro il Teramo possa essere nuovamente quell'attitudine intravista nelle prime giornate e che diventa indispensabile a causa dell'attuale mancanza di qualità in mezzo al campo e sulla trequarti. Senza corsa e senza intensità non si va lontano, soprattutto in Serie C. Lo sa la dirigenza e lo sa anche Raffaele che però adesso è chiamato a trovare una soluzione a questa carenza che rischia davvero di mettere i bastoni fra le ruote ad un progetto che non è ancora partito e che non lascia trapelare quella personalità e identità che il tecnico e la piazza si aspettavano. Inutile girarci intorno, ovviamente se la squadra non ha interpretato bene l'avvio del derby, la responsabilità è inevitabilmente del tecnico che non ha capito come intervenire sulla testa dei suoi uomini, lasciando che le sue idee svanissero nel nulla. Tornando al campo, cercando un barlume di speranza, ci si può appigliare alla voglia mostrata da Pecorino nel secondo tempo, un classe 2001 che ha combattuto e cercato di offrire il massimo in ogni circostanza. Virtualmente il migliore in campo del campo fra gli etnei è stato sicuramente lui, ma è più importante lasciare uno spazio vuoto, riflettere e cercare di ritrovare ciò che può riavvicinare il tifo alla squadra. La condizione fisica è precaria, è vero, ma il secondo tempo del Barbera ha dimostrato che in un modo o in un altro, con il coraggio (lo stesso messo in campo dal Palermo tra mille difficoltà nella prima frazione) si può sopperire alle assenze e si possono strappare applausi. Adesso starà al Catania dimostrare qualcosa di importante, da subito e con continuità perchè è vero che la piazza deve avere pazienza in un'annata di transizione, ma il primo tempo di ieri deve essere fatto dimenticare dal sudore e dall'intensità da mettere in campo nelle prossime settimane.