Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Catania: la strada è lunga, ma guardati le spalle...

Partiamo da un presupposto: nessuno all'interno del Catania ha mai parlato di promozione diretta, nè sbandierato l'obiettivo di vincere il campionato (come era stato fatto lo scorso anno), ma è anche vero che se sei il Catania e militi in Serie C è inevitabile aspettarsi di vedere la squadra tra i primissimi posti della classifica, magari non prima, ma lì a combattere per il primato. Ecco, oggi, tutto ciò è semplicemente una chimera, non solo perchè i rossazzurri occupano l'undicesima posizione, fuori attualmente dai play off anche se con una partita in meno, ma anche perchè, se quella vista contro il Bari poteva sembrare una squadra da vertice, lo stesso Catania sceso in campo contro la Sicula Leonzio ed il Catanzaro è sembrato fragile, impaurito e lontano anni luce dalla solidità delle prime della classe. I numeri, del resto, non mentono mai. Venti punti in quattordici gare rappresentano la media di 1,4 a partita, che scende ancora di più se consideriamo la gestione Lucarelli (con tutti le contestualizzazioni del caso) all'1,2, con 5 punti in quattro gare e 5 reti subite rispetto alle 3 messe a segno. Male, troppo male soprattutto se si pensa che contro Bisceglie e Bari erano arrivate risposte positive, poi smarrite incomprensibilmente nelle settimane successive. Il Catania non ha ancora un'identità, non una solidità difensiva, e ancor meno quella serenità che può far pensare ad una corposa rimonta. Certamente le ricostruzioni avvengono con calma e con il tempo necessario, ma nel frattempo le settimane passano e guardando la classifica è più vicino l'ultimo posto (+10) che il primo (-17). Massima attenzione, dunque, certo sarebbe paradossale addirittura profilare un destino così nero, ma il passato insegna che bisogna sempre stare sul pezzo e guardarsi le spalle, e che soprattutto la negatività porta negatività. Serve dunque una scossa, quella che forse aveva cercato Lucarelli sabato scorso con parole forti, ma serve soprattutto una continuità di rendimento che non si affidi solo e unicamente al Massimino, dove un passo falso, che ovviamente potrebbe starci, rischierebbe di danneggiare oltremodo un cammino così indeciso. Il tutto poi, dovrebbe essere agevolato da una serenità proveniente dall'extra campo, dalla certezza dei fatti senza dover pensare sempre all'imminente futuro, ma per adesso si naviga ancora a vista sull'onda del binomio 'doppio campionato': quello dei conti e quello del campo.