Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Da "figlio" a "baracca": le parole sono importanti

“Le parole sono importanti”: lo sapeva Nanni Moretti, urlandolo sostanzialmente in faccia a Mariella Valentini, lo sa anche Cristiano Lucarelli. Lo sanno i giocatori e i tifosi del Catania: insomma, lo sanno tutti. O meglio, quasi tutti: e se è vero, ancora, che “le parole sono importanti”, non ci si può sottrarre ad un’analisi attenta di quel che sono state le ultime dichiarazioni “pesanti”, in ordine di tempo. Lungi da noi dal fare i maestrini, scomponiamo le frasi rilasciate da Pietro Lo Monaco ai microfoni di Sportitalia: “L'ho detto a più riprese ed è testimoniato dagli atti. Io sono al Catania solo perché in questo momento non c’è nessuno che possa portare avanti le cose. Io sono dimissionario in tutte le mie cariche”. Ma non è così, visti i fatti: la nuova composizione del cda del club rossazzurro smentisce quanto affermato e conferma quanto invece dichiarato da Davide Franco a Unica. Dimissioni da amministratore delegato sì, ma da direttore generale no. “E’ anche vero che sono rimasto solo a reggere la baracca”, altro punto fondamentale. La “baracca” è un passaggio troppo forte per passare inosservato. Il Catania, per Pietro Lo Monaco, è passato da “figlio” e creatura a “baracca”: terminologia differente e da un fortissimo valore simbologico. “Per me questo club è come un figlio, non potevo lasciarlo morire”, si legge in un’intervista del 2017 pubblicata dal Corriere dello Sport. Figlio che adesso si trasforma in baracca da reggere: che sì, ok, è un modo di dire, ma non è certo il miglior termine possibile. L'importanza delle parole trova conferma nelle diverse uscite fuori luogo degli scorsi mesi: quelle contro i tifosi su tutte. La loro importanza trova conferma persino nelle dichiarazioni rilasciate domenica dagli occhi lucidi di rabbia di Cristiano Lucarelli: “Per quanto lavoro io possa fare per cercare di tenere la squadra in una campana di vetro, se poi si leggono dichiarazioni che comunque destabilizzano diventa vano tutto il lavoro”. Ecco. Infine, l’ultimo tra gli spunti offerti dall’intervista di Sportitalia: “Chi ha un minimo interesse per la società si faccia avanti e anche in fretta”. Ma cosa significa si faccia avanti? E’ un si faccia avanti generico o a determinate condizioni? E quanto, in una situazione simile, ci si può permettere di dettare condizioni? La fretta è ovvia: bisogna fare qualcosa. Il resto lo urla ancora Nanni Moretti: “Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!”.