Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Miguel alla porta del destino

"Donde una puerta se cierra, otra se abre". Era semplicemente scritto nel destino: "dove una porta si chiude, l'altra si apre", firmato Miguel. Che si tratti di Miguel de Cervantes o di Miguel Angel Martinez poco importa: il fato non è democratico, ma sa essere giusto. Per un altro spagnolo, Ortega y Gasset, l'uomo singolo può scoprire se stesso solo attraverso il rapporto con gli altri: il fatto che Miguel a Catania stia cercando di mettere radici sempre più profonde, umanamente e professionalmente, è l'emblema di quanto detto. Il simbolo chiave di un "io" che senza "l'altro", il popolo catanese, non può esistere, in un "nosotros", un "noialtri", indissolubile che va oltre i confini culturali e linguistici. Che poi è l'essenza d'animo di chi vive sotto l'Etna: Martinez è catanese fino al midollo, anche se parla spagnolo. Anche se Madrid è lontana. "Dove una porta si chiude, l'altra di apre": è la vita di Miguel, spiegata e resa pratica dalla parata di mercoledì. Dove una porta si chiude, Madrid, una porta si apre, la Sicilia, Catania. Dove una porta si chiude, quella del Catania, sul campo, una porta si apre: quella del futuro, dei sogni e delle certezze. Del destino. Il fatto è che come "El Quijote", Don Chisciotte, Miguel Angel Martinez ha combattuto per troppo tempo contro mulini a vento ingenerosi e ingrati. Giganti, gli eventi, incoscienti delle sue capacità: incomprensibile indifferenza, smascherata da quella che è più di una semplice parata. E' una presa di coscienza: è la "locura", la "pazzia", di chi immagina il gesto tecnico ancitipando il guizzo del futuro, e lo trasforma in salto verso il vuoto, arrivando su un pallone quasi impossibile da respingere. La risata di chi è capace di strappare il ghigno dal volto degli avversari: "l'attimo in sè". Si dice che solo chi sa far suo "l'attimo in sè" può davvero essere padrone del suo destino: che non sarà democratico, ma che Miguel ha saputo convincere con tutto ciò che ha. Lavoro, animo, "locura" e cuore, nelle declinazioni che quest'ultimo può avere nei confronti del Catania.