Catania, con un pubblico così nulla ti è precluso
Il dodicesimo uomo in campo: si definisce così, spesso erroneamente, un tifo continuo e incondizionato, vicino alla squadra per tutta la durata della partita.
Dicevamo erroneamente, già: perché se davvero un dodicesimo giocatore scendesse in campo potrebbe paradossalmente anche creare più confusione che altro, e comunque non basterebbe a raccontare le emozioni che un pubblico, anzi un intero ambiente sportivo, è capace di creare attorno e dentro una partita.
E in un certo stadio chiamato Massimino questo succede spesso, quando c'è da stringersi intorno al Catania, rendendo possibile ogni tipo di scalata. La forte Juve Stabia oggi è stata battuta anche così, con un pubblico che ha cominciato a trascinare la squadra già ad inizio settimana esaurendo biglietti in ogni ordine di posto, trasmettendo tutto il piacere dell'attesa, e non la pressione del risultato. Non un 12° in campo, come detto, ma un'anima che lotta insieme agli undici in campo dagli spalti, emozionandosi quando Bucolo lotta su ogni pallone con le unghie e con i denti, fremendo quando Sarno si alza dalla panchina per esordire nel suo nuovo stadio in campionato, esaltandosi quando Manneh accelera palla al piede ed esplodendo quando Lodi insacca su rigore.
Perché quando 15.514 cuori si siedono sugli spalti del Massimino, un vento di coraggio, grinta e fame spinge chi va in campo: vento che sommato a quello della serenità soffiato da un allenatore come Novellino si trasforma in un monsone difficile da controllare anche per chi non ha mai perso neanche una partita in campionato. Con un pubblico così, qualunque possa essere realisticamente l'obbiettivo dei rossazzurri da qui alla fine, come ha sottolineato lo stesso tecnico soprannominato "Monzon", nulla può essere davvero precluso.