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FOCUS: Modulo con due punte e un trequartista sì, ma...

Numeri sui cardini dello schema di gioco proposto da Ferraro

Scritto da Marco Massimino Cocuzza  | 
Giovinco

La prima battuta d'arresto della Ferrari rossazzurra, è stata di quelle dal sapore amaro ma che lascia dati significativi: indicazioni da analizzare e, trattandosi di una sconfitta, va fatto in maniera un po' più approfondita. Ferraro sa quanto gli avversari abbiano studiato i suoi uomini nelle loro prerogative, e ha provato a cambiare sistema tattico passando al 4-3-1-2: non certamente tutto da buttare, anzi, ma sono stati diversi i problemi sorti nell'interpretazione di alcune fasi di gioco, in un sistema tattico comunque utilizzato per la prima volta.

Andiamo con ordine. Iniziamo con ciò che di quasi positivo si è visto; l'ago della bilancia è stato tutto su Giovinco, a cui mister Ferraro ha dato fiducia affidandogli le chiavi della trequarti. La missione era quella di ricevere tanti palloni e alzare la testa alla ricerca dei movimenti delle due punte: il che tutto sommato è successo, visti i 25 palloni toccati e lavorati dal numero 32, bravo a farsi trovare libero tra le linee di centrocampo e difesa avversaria. Precisamente sono state 5 le verticalizzazioni, spesso anche con lanci a scavalcare la difesa, e solo 3 i palloni giocati all'indietro. 3 anche i tiri indirizzati verso la porta nell'ora di gioco in campo.

Il problema è stato nei movimenti poco incisivi della coppia offensiva, Sarao e De Luca, troppo poco intenti nel cercarsi a vicenda. Ma non è andata tanto meglio ad un centrocampo, orfano di Lodi, tutto muscoli e intensità ma caduto nel vortice dell'affanno e soprattutto del nervosismo.

Con un modulo a due punte e un trequartista, senza però riuscire davvero a sfondare centralmente, bisognerebbe affidarsi alle discese offensive dei terzini. Com'è andata? Non bene, ma qui la questione è "logistica": non c'era Rapisarda, attore perfetto per la parte ma influenzato, e dunque è toccato a Castellini e Boccia. I due hanno totalizzato numeri praticamente simmetrici: 4 ingressi pericolosi nella metà campo avversaria, 3 cross provati in mezzo, una volta a testa da fondo campo. Poco, ma come accennato era prevedibile proprio perché non nelle corde di un centrale adattato a terzino e di un Boccia non tanto abituato a spingere.

Numeri da analizzare senza drammi, ma anzi da rivalutare qualora coach Ferraro e staff decidano di riproporre questo schema di gioco, magari con tutti gli effettivi a disposizione e una condizione psicofisica nuovamente brillante.