Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: vorrei ma non posso

Vittoria convincente col Potenza, vittoria evidente col Rieti, vittoria titubante col Rende e sconfitta pesantissima con la Paganese. Ancora una volta il Catania dimostra la sua natura fragile e quell'essere purtroppo un'incompiuta che arriva a 99, ma non trova il tassello giusto per raggiungere la pienezza. Dopo due vittorie rinfrancanti, ecco pronte due prestazioni incerte, con la sconfitta di Pagani che evidenzia le difficoltà di una squadra che ha tremato sotto i "colpetti" avversari. Una compagine, quella di Lucarelli, poco pericolosa in avanti e incredibilmente balbettante dietro, con la sensazione che bastasse spedire un pallone nell'area di Furlan perchè qualcosa di tragico potesse succedere. E così è stato, non una, ma ben tre volte.

Ecco se c'è un aspetto su cui Lucarelli ha lavorato, ma che non ha garantito un miglioramento è la solidità difensiva. Il Catania ha subito 29 reti in stagione, solamente tre squadre hanno fatto peggio degli etnei, mentre in trasferta ha il primato in esclusiva con 25 gol subiti. Male, troppo male per una squadra che vuole riprendersi, e soprattutto troppo evidenti le difficoltà sui calci piazzati, visto che ad oggi la retroguardia etnea ha subito ben 8 reti sugli sviluppi di palle inattive e 3 rigori. Confusione, poca attenzione, bravura degli avversari, sfortuna; tutto può essere messo nel calderone, ma il risultato è amaro e difficilmente digestibile. Appena 5 le gare in campionato con la porta rimasta inviolata, mentre la media di gol subiti è di 1,6 a partita, e sono addirittura 6 le gare in cui il Catania ha subito almeno 3.

Numeri impietosi, che raccontano in maniera esplicita le avversità di una stagione nata male, e ancora decisamente in salita. Del resto quando concedi così tanto agli avversari, diventa del tutto inutile analizzare le idee offensive. Un Catania che, tra l'altro, non era stato poi totalmente da dimenticare, anche se sono arrivati troppi cross dalla trequarti e non dal fondo, l'area non è stata attaccata in maniera corretta e le giocate dei singoli (vedi soprattutto Catania e Barisic) hanno lasciato un po' a desiderare. Sarebbe potuto essere il più classico degli 0-0, da sfruttare magari con l'episodio o con una palla sporca, ed invece le amnesie dietro hanno spianato la strada ai padroni di casa. 

Adesso Teramo, Avellino e soprattutto la Coppa Italia contro il Catanzaro e il suo vento, con l'obiettivo di raggiungere le semifinali ed un traguardo che non può di certo cancellare le delusioni cocenti di questo avvio di stagione. Ci sarà anche il mercato, ma ad oggi sembra difficile pensare che la rosa possa essere rivoluzionata. Alcuni partiranno (Lucarelli ha parlato di sei elementi), altri arriveranno, vogliosi, si spera, a prescindere dalla situazione di classifica e dai discorsi riguardanti l'extra campo, ma ciò che dovrà essere trovata, e non sul mercato, è una solidità che ancora non si vede in campo e fuori. Le vittorie arrivano, ma spesso in maniera titubante, le sconfitte esaltano le defaiance difensive, e allora non resta che leccarsi le ferite e abituarsi alla sensazione che, per quanto riguarda i risultati tecnici, il rischio che sia una stagione da comprimari è alto, e per cambiare la sorte sembra necessario un miracolo. Un'annata complessa, tortuosa e confusionaria, in cui un peso specifico non indifferente ha anche l'extra campo che ormai da tempo non è solamente contorno.