Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: Chiacchiere da Bari

Al mondo ci sono centinaia di citazioni erroneamente attribuite ad uno o l'altro pensatore: tra le più famose, quella legata ingiustamente ad Aristotele e che richiama ad un certo equilibrio d'animo, può tornarci utile per affrontare insieme i temi di Bari-Catania: "Se c'è una soluzione, perché ti preoccupi? Se non c'è una soluzione, perché ti preoccupi?". Ora: se vi sentite in equilibrio precario e in uno stato di estrema confusione per un'analisi che richiede sì e no dieci minuti, il miglior rimedio può essere quello di approfittare della giornata uggiosa per distendere i nervi godendo anche di una buona tazza di tè. L'alternativa è un respiro profondo volto a raccogliere le idee che da una settimana a questa parte occupano le nostre giornate calcistiche: c'è un problema? C'è una soluzione? Partiamo dal primo punto: il Catania di Raffaele così com'è e con questi punti in classifica (e quelli che potrebbero essere restituiti ad inizio novembre) non può essere un problema, figuriamoci quello visto al San Nicola nel primo tempo, se rapportato alle aspettative che un po' tutti siamo stati bravi a costruire, con equilibrio, in estate. È arrivato il momento, però, di slegarci un tantino dal 23 luglio ed essere pratici, almeno come pratico è stato Raffaele in mixed-zone. Nessuno può scordare una data che rimarrà nella storia del Catania, ma poi c'è il campo: e nonostante questo esista proprio grazie a quanto fatto dalla SIGI, quest'ultima cosa non segna, non crea occasioni pericolose nè fa guadagnare punti in classifica. Insomma: bisogna, senza retorica, fare i conti con il presente. Il Catania continua a non siglare gol su azione con un proprio giocatore, gli attaccanti dopo sei partite contano solo una rete, su rigore, e in pochi giorni ne subisci sette (esagerate, visto il match, quelle del San Nicola), e se manca un tassello (Tonucci) vai irrimediabilmente in difficoltà: tutto questo con il 23 luglio non c'entra. Con le nostre aspettative, però, sì: il Catania delle prime giornate era sorprendente perché era riuscito ad andare oltre i progetti di inizio stagione; quello delle gare contro Ternana e Bari no, perché rispetta, appunto, le aspettative della vigilia. Una squadra non costruita per vincere il campionato, con molti limiti, ancora under construction e work in progress, che non può arrendersi all'idea passiva di "transizione" e che può diventare rompiscatole: c'è un problema, quindi? Per adesso no, ma è chiaro che prima o poi alle premesse bisogna aggiungere sostanza. C'è una soluzione? Bisognerà trovarla: perché non si vive di giustificazioni e belle parole. Il calcio è innanzitutto concreto: senza i soliti catastrofismi, ma con calma e gesso.