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Top Player: il volere che diventa potere

Scritto da Marco Massimino Cocuzza  | 

Come si può sbugiardare tutto ciò che si è visto una stagione intera, in soli 120 minuti? Come si fa ad essere in una notte, ciò che non si è stati forse nemmeno una volta in campionato? Come si spiega la Coppa Italia Serie C vinta dal Catania? Forse può farlo lo sport, insieme ad un pallone che per una volta è stato "tondo" per davvero: i rossazzurri sono sempre stati deconcentrati a fasi alterne, e ieri invece sempre dentro la partita; mai continui nelle prestazioni fisiche, e ieri si sono tirati 120' come nulla fosse; non avevano mai rimontato uno svantaggio riuscendo a vincere, e ieri lo ha fatto due volte nella stessa partita. E potremmo continuarlo, questo elenco di prime volte, citando i gol degli attaccanti o la personalità di chi aveva incontrato difficoltà immense finora. 

Un Catania che si addormenta Clark Kent in campionato, e si sveglia Superman in Coppa. Ma attenzione, Superman è diverso dagli altri non solo per i poteri, ma per la natura inversa: mentre tutti hanno bisogno di un costume per diventare super eroi, lui è nato Superman, e la maschera la mette per diventare Kent. La squadra etnea deve fare lo stesso, convincersi di essere quella di ieri sera e non degli ultimi due mesi, per trasformare la coppa da traguardo a punto di inizio. Chiudendo il discorso salvezza e poi, chissà, fare una buona post-season. Del resto di concepibile nella stagione rossazzurra c'è poco.

Ma allora come è spiegabile la prestazione monstre di Quaini in mezzo al campo? O la rete di Costantino che la porta mai l'aveva vista? O ancora, uno Zammarini dai mille polmoni? Semplicemente, non lo facciamo. Analizziamo e di fatto esaltiamo un Catania capace di tutto, come di niente in altre occasioni, in attesa di un finale che potrebbe ancora raccontare storie, all'interno di un libro di fiabe che a volte si potrebbe chiamare materia oscura. Oppure calcio, fate voi.