Editoriale: Frustrante

Il pareggio maturato a Potenza può essere definito in diversi modi: un'occasione persa, un'ingiustizia, una buccia di banana; ognuno può utilizzare il termine che reputa più appropriato, ma tutti i tifosi rossazzurri sono sicuramente accomunati dallo stesso sentimento: frustrazione. Anche dopo quasi ventiquattro ore, anzi soprattutto dopo quasi un giorno intero passato a rimuginare, la sensazione di “mancato o ostacolato appagamento di un bisogno” (definizione data in psicologia alla frustrazione) è palese e comune, ed è solamente quel “bisogno” che può manifestarsi in diverse forme (giustizia, tre punti, autorevolezza). Ebbene sì, perchè la frustrazione dovuta al pari di domenica può essere generata in misura diversa da tre fattori: 1) le decisioni arbitrali (su tutte ovviamente il gol annullato a Rolfini); 2) Il non aver sfruttato la superiorità numerica per oltre 70 minuti; 3) l'aver subito il gol del pareggio dopo appena due minuti dalla rete di Forte. Ogni tifoso rossazzurro può stilare il suo podio, ma l'importante è che un fattore non offuschi l'altro perchè tutti hanno contribuito al mancato successo.
Partiamo dal primo: l'arbitro. E' innegabile che, ad oggi, le decisioni dei direttori di gara abbiano limitato il percorso del Catania. Il rigore negato a Rolfini a Casarano, la mancata espulsione di Porro, il mancato rigore concesso a Stoppa a Giugliano, ed il fuorigioco segnalato a Rolfini di qualche ora fa, sono tutti episodi che hanno privato i rossazzurri di potenziali punti o comunque hanno causato ripercussioni. Tutto ciò è abbastanza palese, e in un calcio in cui spesso si parla di sudditanza psicologica, la sensazione è che in chiave rossazzurra la sudditanza verso una piazza importante non ci sia assolutamente. Il che sarebbe corretto in un mondo ideale che ahinoi non è quello della terza serie. Detto ciò, però, far passare un concetto come quello espresso da Toscano (alla ‘contiana’ maniera) secondo cui il Catania primo darebbe fastidio è sicuramente molto pesante. In primis se il Catania, tramite un suo rappresentante, pensa realmente ciò sarebbe il caso di approfondire chiedendo a chi dia fastidio e perchè. La gravità di un'eventuale situazione del genere non potrebbe passare inosservata come normali dichiarazioni post partita, a meno che non si intendano strategicamente per creare un “noi” contro tutti cavalcando una reale rabbia/frustrazione dettata dagli eventi. La verità è che con qualunque fermo immagine non si può stabilire totalmente se la decisione iniziale (sia essa di convalidare che di annullare) sia giusta sopra ogni dubbio, ma tutto ciò perchè quel tipo di tecnologia proprio non lo consente. La bandierina poteva e probabilmente doveva rimanere giù. In ogni caso al netto degli errori conclamati, perchè il Catania di Pelligra così esaltato e rilanciato dalle emittenti nazionali, così strutturato rispetto alle altre, così pieno di personalità importanti non dovrebbe riuscire a farsi rispettare a discapito di altre realtà?
Secondo punto: la superiorità numerica. Se l'arbitro avesse voluto totalmente e scientificamente penalizzare il Catania comunque non sarebbe tornato sui suoi passi facendo giocare i rossazzurri in superiorità numerica per oltre settanta minuti. Il Catania ha avuto un vantaggio enorme che si sommava alle sei assenze dei padroni di casa, falcidiati anche dall'infortunio nel primo tempo di Maisto. Ecco tutto questo ben di Dio non è stato sfruttato abbastanza. E' vero, si può dire che pur non facendo chissà cosa il Catania avrebbe potuto segnare due gol con Lunetta, che il gol lo aveva siglato con Rolfini e che quindi comunque i tre punti sarebbero potuti arrivare; tutto corretto ma la sensazione di frustrazione per quel bisogno di maggiore autorevolezza e forza c'è. Ai microfoni di Telecolor Toscano ha dichiarato che era stato fatto tutto ciò che si poteva con le scelte dalla panchina, ma rimane la sensazione di non aver provato qualcosa di più privandosi di un difensore per avere più peso in avanti visti i tanti cross provenienti dalla corsie. La formula la conosciamo ed è quella del trovare le soluzioni cambiando gli interpreti ‘ruolo per ruolo’ nella speranza di maggiore energia, verve o intuizione, ma forse sarebbe potuto servire qualcosa in più.
Il terzo punto è quello di cui si è parlato meno, ma in realtà il più grave da parte dei giocatori in campo. Subire il pari dopo essere passati in vantaggio non è da Catania, o meglio da Catania degli ultimi due mesi. Disattenzione, episodio, errori individuali, un po' tutto nel calderone, ma anche questo è stato notevolmente frustrante e, a conti fatti, limitante perchè la partita era diventata la ‘classica gara del Catania'. Cosa fare adesso? Semplicemente far passare questa frustrazione da parte di tutti perchè il Catania è comunque primo e c'è solamente un rimedio per tornare a sorridere: battere l'Atalanta U23. Non è successo nulla nel percorso verso il titolo, perchè la media in un ipotetico lotto di tre gare deve essere sempre di 7 punti. Dunque maniche rimboccate, lavoro sul campo, magari anche lavoro per aumentare il peso specifico della società, ma soprattutto punti su punti perchè la ricetta di Toscano, lo ripetiamo ancora una volta, è basata sostanzialmente sulla concretezza
