Editoriale: Difencinici

La vittoria di Cava è stata la vittoria della difesa, degli aggiustamenti tramite i cambi, e di un immancabile bacio alla traversa tutta tinta di rossazzurro. Fare il punto della situazione dopo questa vittoria non è semplice perché il Catania non ha giocato una partita positiva offensivamente, non ha compiuto enormi passi in avanti rispetto ad altre uscite, ma ciò che ha offerto è bastato per sconfiggere una Cavese, anzi un Chiricó, che non voleva assolutamente mollare. E allora ecco che come dopo l'Avellino l’imperativo rimane quello di crescere esponenzialmente rispetto a quanto fatto vedere sabato, soprattutto in un primo tempo dove errori tecnici anche gravi, confusione e poco coraggio sono stati protagonisti, insieme alla scelta di mandare in campo Frisenna al posto di Jimenez. Una falsariga, per certi versi della gara vista con il Trapani ma senza la possibilità di sfruttare gli spazi e dilagare nella ripresa.
Dal punto di vista tattico è più che evidente che il Catania abbia la ferrea volontà di non subire gol, poi in avanti soprattutto nel primo tempo il canovaccio è stato affidato unicamente agli strappi di Lunetta, con un Inglese solo nel deserto a cui non si poteva obiettivamente chiedere di più. Il problema di base è che con il 3-5-2 del primo tempo l'impulso offensivo sarebbe dovuto arrivare dagli esterni di centrocampo, ma su entrambe le fasce vuoi per caratteristiche, vuoi per atteggiamento si spinge e si crea troppo poco. Toscano ha avuto il merito di cambiare dopo l'intervallo con una mossa scontata ma necessaria rappresentata da Jimenez, ed un'altra sicuramente più efficace con l'avanzamento di Celli al posto di Anastasio. C'è poco da aggiungere, se non un interrogativo: il Catania sta facendo il massimo a suo disposizione visto il momento vissuto precedentemente?
Ecco probabilmente il punto è proprio il rapporto fra ciò che si poteva fare un mese fa per raddrizzare la barra, le potenzialità e gli obiettivi. Finchè si ragiona partendo dal miglioramento rispetto alle diverse prestazioni improponibili offerte da gennaio a marzo allora il percorso ha un senso; se si pensa invece in grande con ambizioni di vittoria di playoff ipotizzando e attendendo una crescita, allora le incertezze aumentano. Il Catania ha costruito la sua solidità ma è rimasto più o meno lo stesso sia in casa che in trasferta. Lo step di crescita come continuità nell'intensità e come gioco spumeggiante offensivamente non è avvenuto e chissà se avverrà. Di certo la nota confortante è che, tranne con la prima della classe, adesso arrivano vittorie, anche sporche, che prima si trasformavano in pareggi o sconfitte. Va bene così? No, e lo dice lo stesso Toscano, ma per la piazza probabilmente è meglio vivere giorno per giorno, ragionando da dove è partito questo percorso nel girone di ritorno e capendo che per centrare l'obiettivo quest'anno servirebbe un miracolo. Per farlo l'anno prossimo invece servirebbero programmazione, ristrutturazione (e non rivoluzione) dell'organico, ordine societario e investimenti.