Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Catania leggerissimo

Quando Colapesce e Dimartino hanno scritto questa canzone, mica se lo aspettavano un accostamento con tutti gli aspetti di vita quotidiani tendenti al parossismo: sia chiaro, con un po' di fantasia si fa di tutto, persino muovere i massimi sistemi del mondo. "Se bastasse un concerto per far nascere un fiore": il problema sta alla base. Una partita non equivale a spettacolo, undici giocatori che corrono non equivalgono a una squadra: un campionato di transizione non equivale, né può farlo, a un anno di giustificate figuracce. Due drink, grazie: che la situazione si fa complessa. E anche un po' di musica, che non guasta mai: "perché ho voglia di niente", al momento. Il Catania è leggero, "anzi, leggerissimo": dentro e fuori, fragile nelle intenzioni e nelle basi tecniche, un po' confuso nello svolgimento. "Parole senza mistero": due sconfitte interne consecutive, con il derby che scandisce irrimediabilmente le ore del declino, o meglio dell'involuzione partita qualche settimana fa. E in mezzo una vittoria conquistata in dieci minuti, arrancando qua e là contro un avversario che da tre stagioni non riesce proprio a retrocedere in Serie D: tre reti simboliche, "allegre, ma non troppo". Nulla più, nulla meno, in mezzo al deserto O "nel silenzio assordante", di uno stadio vuoto e che se potesse griderebbe vendetta, all'ora di pranzo e all'ennesimo appuntamento con la disfatta. Mentre "ripensi alla tua vita, alle cose che hai lasciato cadere nello spazio della tua indifferenza": il closing che non arriva, i mesi passati a sperare in uno scenario migliore, anni trascorsi a ingoiare bocconi amari e delusioni calcistiche, apparentemente ancora senza fine. Il Catania fa acqua da quasi tutte le parti: ecco, un po' di acqua non guasterebbe. Riempia il bicchiere, vogliamo bere, e purificarci. Grazie: e poi ancora musica. Perché dopo il silenzio assordante c'è solo il pericolo di cadere "dentro al buco nero". La depressione "leggerissima" di Colapesce e Dimartino, quella di una stagione che "leggerissima" non è, e che rischia di annoiare e sconfortare a suon di imprecisione, confusione e assenza di qualità. Quella che, sì, "sta ad un passo da noi", più o meno.