Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

A Catania 161.000 persone hanno vinto

Fallimentare. Per quelle che erano le premesse di inizio stagione, per alcuni nomi arrivati durante il mercato estivo, la stagione appena conclusa dal Catania non può essere definita in altro modo, se non appunto "fallimentare". Un quarto posto in campionato e un'eliminazione più che meritata ai play off, seppur in semifinale, sono la fotografia di un campionato che sarebbe dovuto essere ben diverso, con l'obiettivo dichiarato della serie B mai realmente vicino rispetto a quelle che erano le vere possibilità della squadra. C'è però qualcuno che ai piedi dell'Etna, nonostante tutto, può dire di aver vinto la sua partita: per l'esattezza, possono dirlo in circa 161.000 persone, quelle che per tutto l'anno hanno riempito le curve e le tribune del Massimino. La tifoseria rossazzurra, da sempre estremamente attaccata alla squadra da un amore incontrastato per i colori del fuoco e del mare, ha dimostrato per l'ennesima volta di meritare palcoscenici ben più blasonati rispetto a quelli della serie C. Una fede, una passione, culminata con i quasi ventimila cuori che hanno riempito il "Cibali" nella semifinale d'andata contro il Trapani: quarantamila mani che battevano all'unisono nonostante la prestazione scialba della squadra, al netto dell'ultimo quarto d'ora. Una media di circa 9.000 spettatori a partita nelle 17 gare casalinghe giocate, più del doppio rispetto alla Reggina - al secondo posto di questa particolare classifica con una media di 4.300 spettatori a partita. Un ulteriore attestato di merito per i supporters etnei, unica vera certezza di un contesto che da troppi anni trasmette insicurezza e dubbi sotto ogni punto di vista che riguardi il campo, l'ennesima dimostrazione dell'attaccamento di un popolo alla squadra della propria città, a cui non si chiede altro che onorare la maglia e la storia del club per cui si gioca.