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Editoriale: "il macigno rossazzurro"

Scritto da Stefano Auteri  | 

Non è giusto, è professionalmente improvvido e scaramanticamente deprecabile, ma se il Catania riesce a vincere una partita senza praticamente tiri nello specchio avversario (salvo un destro da fuori di Castellini e la perla a tempo scaduto di Giovinco), sbloccandola grazie ad uno “splendido” autogol , allora si può dire che è la tua stagione e nulla ti può fermare. Del resto sette vittorie di fila sono un macigno che ha devastato il morale delle altre società, un flusso depressivo che ha colpito prima Trapani e Acireale ed infine Vibonese e Lamezia… e non sembrano esserci farmaci o soluzioni per riprendersi. Vedersi già dopo 7 giornate con 5, 8, 10 punti di svantaggio è un peso che nessuna squadra può sostenere, perchè la capolista non è la sorpresa che prima o poi perderà punti (in stile Monopoli degli ultimi anni in C), ma è la squadra che deve, vuole vincere ed è infinitamente attrezzata per farlo.

Certo un po' di fatica si inizia a sentire e forse per la prima volta il Catania è stato vicino ad uno zero a zero, vuoi per i meriti di un Locri davvero ben organizzato difensivamente; vuoi per l'incapacità rossazzurra di essere corti e sfruttare la velocità di De Luca e Forchignone. Del resto le gare ravvicinate probabilmente iniziano a pesare, e lo si è notato specialmente nella mancanza di lucidità in qualche giocata e nella frenesia di trovare il vantaggio. Poi però, ancora una volta è valso il solito principio: “se attacchi il Catania si scopri, se ti difendi col Catania alla fine le prendi”. Puoi essere organizzato e attento, ma stando 90 minuti nella propria metà campo, prima o poi, subisci l'episodio decisivo. Ed è andata così anche con il Locri.

Tatticamente Ferraro ha sorpreso parzialmente con l'utilizzo di De Luca da prima punta, ma in realtà il suo undici nel primo tempo si è mosso spesso come se in campo ci fosse un centravanti boa da sfruttare con la palla sopra la linea del centrocampo per approfittare di pizzate o seconde palle. Troppi uomini oltre la linea del centrocampo avversario e troppa frenesia, quando probabilmente sarebbe stato più utile offendere in maniera più organica creando maggiore densità in zone di campo e non affidandosi alla sventagliata profonda di Rizzo o Lodi. Con il 4-2-3-1 i rossazzurri hanno occupato meglio il campo e Giovinco ha strappato in maniera efficace, anche se la differenza l'ha fatta ancora una volta Rapisarda, stantuffo inesauribile anche sulla corsia non propriamente di competenza.

La settima vittoria del Catania è stata la più importante perchè chi insegue sta maturando ancora di più l'idea che gli etnei siano invincibili, inarrestabile, disumani al confronto con la propria caducità. Adesso tocca al Paternò, reduce da un successo pesante contro la Vibonese, ma il Catania deve pensare solo a se stesso perchè passo dopo passo il rossazzurro diventa sempre più intenso e le altre bandiere piano piano vengono ammainate.