Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

"Si-pos" essere "Leon", anche a vent'anni

Per comprendere meglio sia il fugace scorrere del tempo che l'importanza intrisa di simboli evocativi della serata del Massimino, vi diremo, innanzitutto e in premessa, due punti basilari da cui partire: Leon Sipos aveva appena 13 anni quando il Catania del Papu, del Pitu e degli altri concluse all'ottavo posto il campionato di Serie A, periodo in cui entrò a far parte delle giovanili della Dinamo Zagabria e appena 11 anni quando Francesco Lodi con due punizioni ribaltò la gara contro il Lecce, in casa. Su quest'ultimo aspetto ci ritorneremo. "Only the beginning": scrive su Instagram. Perché, in fondo, sì: "questo è solo l'inizio", nel duplice senso dell'esperienza appena iniziata in rossazzurro e della promessa rivolta al futuro. "Oh, è solo l'inizio, eh": Si-pos/sibile. Senza fretta, spasmi. Forte, è forte: i se e i ma li lasciamo a voi. Preferiamo, una volta tanto, goderci il momento, senza eccessi: tanto possiamo affermare di quel che ha messo in mostra Sipos, ben al di là del momento estatico del gol. Sicurezza, presenza, senso tattico e coraggio: dietro a una partita da 8 in pagella c'è senz'altro la spinta emotiva dell'esordio di fronte al proprio pubblico (quello del Veneziani, una settimana fa, è contestualmente diverso a tal punto da non far testo), ma senza basi tecniche e mentali la sostanza si annulla. Sa dove deve stare, quando deve starci: scende a centrocampo a scambiar palla con i compagni, offrendo corridoi semplici per l'impostazione dal basso, soprattutto di Maldonado. Si mette a disposizione degli altri: sì, forse anche troppo, tanto da ritardare il suo arrivo in area di rigore in conclusione. E', innanzitutto, un attaccante moderno. "Per me è davvero stupendo essere qui, conosco la storia e la tradizione ad alti livelli del Catania, ho visto tante immagini degli anni della Serie A e mi hanno impressionato quelle del 3-1 inflitto all’Inter nel 2010": ha affermato al momento del trasferimento. Al Massimino non ha sbagliato mezzo pallone. "Mi piace moltissimo il modo in cui i catanesi vivono il loro rapporto con la squadra e con il calcio, c’è grande passione e questo è davvero stimolante, per un calciatore della mia età": al primo goal ha preso parte, emotivamente, alla liberazione dei tifosi rossazzurri, tornati su quei gradoni dopo un anno e mezzo. Al secondo goal ha applaudito insieme a loro: "Alè, alè, alè: Sipos, Sipos". Senza nulla togliere alle esperienze passate, sensazioni simili le avrà vissute una o due volte. Forse. All'uscita dal terreno di gioco è stato travolto dagli applausi, in crescendo: avrebbe voluto abbracciarli tutti, i presenti. Piano, però. Bisogna avere pazienza: soprattutto quando, speriamo capiti raramente, potrebbe incappare in una o due partite difficili. Non lo sa, probabilmente, ma è entrato nella storia del Catania: è il primo giocatore rossazzurro a siglare una doppietta all'esordio al Massimino da poco più di 10 anni. Dalla doppia punizione di Lodi contro il Lecce del 13 febbraio 2011. Nel suo nome ha il senso della possibilità, "Si-pos", che si rende concretezza. Del fisico che sembra non lasciar immaginare scatti prepotenti, ma che lascia sul posto, oltre agli avversari, i diffidenti e i miscredenti. Certi di non aver visto nulla di simile, prima della serata del Massimino: impegnati a pescare questo o l'altro paragone importante. "Si-pos" essere "Leon", e attaccanti decisivi. Anche a vent'anni.