Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Analisi: pro e contro della rosa

Antonello Laneri

Il Catania partito a rilento dal punto di vista della classifica ha fatto storcere il naso a diversi tifosi, con alcuni che hanno già cambiato opinione sulla bontà delle scelte tecniche e sulla composizione della rosa. Un atteggiamento mutato a causa dei numeri: quelli della classifica e quelli in zona gol, visto che le sole due reti siglate e tre partite a secco evidenziano difficoltà in fase finalizzativa.

In realtà bisogna cercare di mantenere una lucidità di giudizio che deve portare a riflettere sulla lunghezza della rosa in un momento così complesso viste le tante partite ravvicinate. La sensazione è che l'organico sia stato creato troppo in corso d'opera, con delle soluzioni alternative in ruoli coperti marginalmente arrivate a ritiro concluso. In mediana se Zanellato è arrivato adesso a causa della separazione con Palermo, ma è comunque vero che Deli è stato acquistato l'ultimo giorno di mercato, quando in rosa c'erano solo 5 centrocampisti, troppo pochi per il dispendio energetico chiesto da Tabbiani. Insomma alla fine soltanto 4 per due settimane realmente arruolabili.

Un discorso analogico può essere fatto per l'attacco dove la sovrabbondanza di centravanti lascia spazio a limiti numerici sugli esterni, dato che il percorso di recupero di Chiarella era già stato programmato dalla società e De Luca non sembra convincere eccessivamente in quel ruolo. Solo la zona centrale della difesa non ha pecche né numeriche né qualitative. Anzi l'acquisto di Silvestri è stato quasi un surplus, vista la possibilità di avere tre centrali come Quaini, Curado e Lorenzini a cui aggiungere come quarto Castellini. In realtà comunque il reparto è coperto, ma l'infortunio di Rapisarda e la condizione non ottimale di Bouah stanno costringendo Mazzotta agli straordinari e sugli esterni la spinta non è probabilmente quella totalmente idealizzata.

La sensazione, in ultima analisi, è che la linea titolare, già scelta da tempo sia di ottimo livello, ma le soluzioni alternative arrivate in corso d’opera abbiano bisogno ancora di tempo per entrare in forma e assorbire le idee del tecnico. In più le gerarchie offensive portano ad uno squilibrio tra “titolari” e non che condiziona le scelte rendendo, ad oggi probabilmente, Chiricó e Di Carmine insostituibili.