Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: "La partita più importante è la prossima...sempre"

Scritto da Stefano Auteri  | 

Il Catania è riuscito in un'impresa non facile: essere sotto di tre reti in una gara in cui neanche chi era sopra di tre reti aveva voglia di vincere. Sorrento-Catania per quarantacinque minuti è stato l'emblema del calcio di fine stagione, con una squadra che giochicchiava senza pungere ed un'altra senza anima che già al ventesimo aspettava la fine del match. L'unico problema è che fra le due compagini doveva essere il Catania a volere di più la vittoria, doveva essere il Catania a cercare di sfruttare gli episodi, è il Catania che deve fare qualcosa di positivo per salvarsi. Se nelle ultime trasferte cercando solo di difenderti hai “conquistato” umiliazioni, forse era arrivato il momento di agire diversamente, ed invece no. Ma del resto nella sua prevedibile imprevedibilità la formazione rossazzurra ha rispettato il copione: dopo una partita importante, ecco pronta la sconfitta pesante.

Tutto, forse, nasce come sempre dalla sfida precedente perchè considerare la gara contro il Messina la più importante della stagione probabilmente ha un po' appagato tutti, pensando di aver fatto il proprio dovere. Mai errore fu più atroce, ma la cosa incredibile è che è sempre lo stesso da inizio anno. L'adrenalina cala, credi di essere salvo o un campione, l'avversario cincischia e non offende, e poi arriva l'episodio. Ogni volta, ogni maledetta volta, soprattutto in trasferta ma anche al Massimino, è successa la stessa cosa. Come si fa a non accorgersene? Se in più si aggiungono turbolenti messaggi vocali, scuse del mister, società che non si esprime e ambiente interno sicuramente devastato, la mancata prestazione è servita. Non pensiamo però solo alla settimana appena trascorsa perchè il problema è atavico e, come più volte sostenuto, è lapalissiano che nessuno abbia la soluzione in tasca. Zeoli poi ci ha messo del suo con il mancato utilizzo delle due punte che erano stati fra i pochi aspetti confortanti dell'ultimo periodo, ed una strategia di gara oltremodo attendista che forse, anche inconsciamente, ha generato poi l'atteggiamento del primo tempo. Parlare di tattica però è riduttivo.

Adesso l'unica cosa da dire è che la partita con il Benevento è la più importante della stagione, ma nel pronunciare ciò si avverte come un brivido, un fastidio, un senso di frustrazione, tutte sensazioni dettate dalla mancanza di credibilità e dalla ridondanza concettuale. La realtà è che ogni partita con indosso qualunque maglia, che sia rossazzurra, a pois o indaco e ottanio, l'atteggiamento dovrebbe essere quello di giocare sempre una finale o la cosiddetta “partita più importante”. Non dovrebbe essere necessario un costante memorandum tanto scontato quanto puerile quando in campo hai giocatori esperti. Il Catania rischia di retrocedere e lo farà fino all'ultima giornata di un campionato disastroso, il peggiore da quando è tornato in C, e nel complesso di una stagione umiliante in cui la Coppa Italia è un flash che abbaglia chi non vuol vedere. Se i rossazzurri vinceranno saranno salvi, altrimenti dovranno sperare nella sconfitta della Turris e in una serie di incroci. Nulla da aggiungere, molto di cui vergognarsi rispetto alle attese e alle potenzialità teoriche della squadra, ma questo è un discorso che da oggi pomeriggio a domenica dovrà passare in secondo piano per pensare solo a salvarsi. Sia chiaro per salvarsi, non per poter fare i playoff, quella eventualmente sarà un'altra storia.