Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: sconfitti e indifesi

Paura. Paura di sbagliare, paura di concretizzare. Maledetta, maledettissima paura di perdere. Questa non più sconosciuta, che attanaglia il Catania che non sa più scendere dalle montagne russe dei luna park in trasferta: a Reggio come a Monopoli, e ancor prima a Potenza. Dai luna park ai Lunapop: "Se lo vuoi, domani sarà un giorno migliore vedrai". Se lo vuoi, appunto. Perché se ci avesse messo qualcosina in più, se avesse tirato fuori quel poco di lucidità che serviva, la partita contro la Reggina sarebbe finita diversamente. O almeno questo consegna lo spartito scritto al Granillo. "Cosa mi aspetto dal domani? Il sole in faccia no, ma infondo io ci spero ancora": perché poi il calcio è bello per questo. Perché si rinnova in una settimana: frase fatta, ma sempre valida. Il Catania è a quattro punti dalla vetta alla settima giornata, con un campionato quasi interamente ancora da giocare e un numero di sconfitte fin troppo alto per una squadra che ambisce al primo posto. Eppure la media del Girone C non è delle migliori: prova ne è che con una vittoria al Liberati, la formazione di Camplone riaprirebbe il discorso vetta, accorciando sulla Ternana. Com'è imprevedibile, il domani. Lo è anche perché le incognite non mancano: certo, non mancano neanche le cose migliore. L'ennesimo imbarazzo difensivo trasforma le riflessioni in concrete questioni da affrontare: Mbende ed Esposito al momento si muovono troppo lentamente per rispettare i ritmi imposti dal gioco di Camplone, e di conseguenza Pinto e Calapai non si sentono liberi di scendere, costretti a vestire i panni di marcatori difensivi e non di pericoli offensivi per gli altri. Vero è che, premesso il discorso difensivo, se ci credi di più riesci anche a concretizzare sottoporta: e se segni un gol in più dell'avversario, hai voglia di subire. Della serie: "Ok, mi segni? E io te ne faccio due. Mi segni ancora? E io segno nuovamente". Ma perché non si riesce ad avere quel coraggio che i ragazzi di Camplone hanno mostrato a sprazzi al Granillo? Perché quando ci si è affacciati in avanti con convinzione, per la Reggina sono stati brividi. E su questo bisognerà lavorare, così come bisogna lavorare su Francesco Lodi: la squadra è stata costruita attorno a lui? E allora bisogna metterlo nelle condizioni di lavorare e giocare al meglio. E d'altra parte anche lui deve darsi una mossa: i 62 palloni giocati tra primo e secondo tempo fanno capire che se lo spazio non c'è (in questo senso, Camplone visti i precedenti con Carriero e lo stessi Bellomo poteva optare per un'altra soluzione) deve essere lui bravo a trovarselo, lo spazio. Anche per togliere dal suo badge l'etichetta di "determinante solo su calcio piazzato". Fine? No: l'ultima riflessione riguarda la tranquillità, in queste settimane poca, pochissima. Tranquillità e chiarezza: ingredienti necessari che, dall'alto, possono rasserenare un clima fin troppo (e per certi versi giustamente) teso e permettere alla squadra di lavorare con lucidità, verso il raggiunge del comune obiettivo. Senza luna park, ma con i Lunapop: "Se lo vuoi, domani sarà un giorno migliore vedrai".