Il silenzio della vittoria
Se lo si definisce lo sport più bello del mondo, un motivo deve pur esserci. No, non si tratta di un semplice clichè, non è questo. Probabilmente nemmeno perchè è il più spettacolare. Il calcio è lo sport più bello del mondo perchè crea, più degli altri: unione, attesa spasmodica, emozione, binomio inscindibile.
Il calcio "muove" in tutti i sensi. E la partita dall'agrodolce sapore tra Catania e Rende di movimento ne ha suscitato poco, è l'espressione del momento che si vive oggi: dal campo, che consegna come sempre analisi, basta alzare lo sguardo agli spalti quasi deserti per trasformare l'agrodolce in amaro, per lasciarsi andare alla considerazione più elementare ma spesso dimenticata del mondo. Senza tifo non c'è calcio.
O forse c'è, ma non crea più nulla, perde il colore e la sua importanza. Il Catania vince quasi nell'indifferenza, che forse è anche peggio di perdere nella marea di fischi assordanti, ed esce quasi subito dal cuore e dalla mente dei pochi accorsi al Massimino, vacui nelle espressioni quando abbandonano lo stesso. Il calcio oggi alle pendici dell'Etna è in un certo senso da "salvare": la soluzione? Probabilmente non sta nell’attaccare la tifoseria e neanche nel creare spaccature.
Forse non sta neppure nel politichese del presidente di Lega Pro Ghirelli, che vorrebbe più spettatori all’interno dello stadio senza chiedersi il perché di tale desolazione e disaffezione del pubblico nei confronti di squadra e società, o il motivo per cui tante società in C sono oggi in grave crisi. Però sta magari nel cercare di avvicinare e nel “chiedere” come ha fatto Lucarelli nell’ultima conferenza stampa. Bisogna ricordarsi insomma che dipende davvero da noi tutti la grandezza e la positività di quanto questo sport riesca a produrre, creare. Lo meriterebbe uno stadio storico, come la tifoseria che speriamo possa prima o poi tornare ad occuparlo, ma anche una società rossazzurra che ha scritto pagine semplicemente indelebili in Serie A: dal “clamoroso al Cibali” al trionfo sull’Inter del triplete.
Per tornare a farlo essere lo sport più bello di tutti, in tutti i sensi.