Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Su e giù: scelte sbagliate, terzini alti e centrocampo nullo. Al Viviani cadono tutti

Passo indietro, netto. Generale, sotto tutti i punti di vista. Sono mancati tutti gli aspetti che avevano contraddistinto il Catania nelle prime due giornate, ieri a Potenza: nessuna cattiveria, nessuna reazione allo svantaggio, nessun gioco. Andrea Camplone e la sua squadra sono usciti dal “Viviani” senza punti, vero, ma con una prestazione che deve necessariamente servire da lezione per il futuro. Perché si, una sconfitta non decreta la fine del mondo, ma il come questa sconfitta è arrivata deve far subito riflettere, ragionare. COSA HA FUNZIONATO I subentrati – Nel tracollo generale a tinte rossazzurre di ieri, gli unici a salvarsi sono stati proprio loro: i subentrati. Non tutti, però, perché Llama e – soprattutto – Esposito si sono fatti risucchiare nella confusione comune senza riuscire a offrire qualcosa in più. Quello, invece, che hanno fatto bene Mazzarani, Mbende e Catania, quest’ultimo ammirevole per aver terminato la gara praticamente con una gamba sola. Il centrale camerunense entra al posto di Esposito a inizio secondo tempo, evitando ulteriori guai alla retroguardia etnea. “Mazza”, invece, continua ad assicurare intelligenza tattica e applicazione, seppur partendo dalla panchina per la terza partita consecutiva. È poco, certamente, ma nel nulla più assoluto del “Viviani” è almeno una magra, magrissima consolazione. COSA NON HA FUNZIONATO Centrocampo – Dopo averne tessuto le lodi nelle prime due uscite stagionali, la mediana del Catania ieri non è riuscita ad assicurare la giusta corsa e dinamicità, lasciando al Potenza il pallino del gioco e mancando spesso i tempi di chiusura preventiva. Lodi tocca tanti palloni, sbagliandone però parecchi, Wellbeck compie un netto passo indietro rispetto all’incoraggiante gara contro la Virtus Francavilla e Dall’Oglio, estremamente nervoso fin dall’inizio, viene sostituito alla mezz’ora dopo cinque falli e un cartellino giallo. Neanche Llama, entrato proprio al posto dell’ex Brescia, riesce a dare qualcosa in più al reparto: sbaglia tutti i passaggi, non assicura copertura e anche in ripartenza è parecchio impreciso. Anche per lui un netto passo indietro rispetto alla gara contro la Virtus. Difesa – Diventano sei i gol subiti dal Catania in tre gare, non certamente una media incoraggiante per una squadra che vuole lottare per i posti di vertice. Saporetti è apparso ancora in ritardo, Esposito ha visto il campo solo per ventotto minuti e Silvestri, da solo, non può fare chissà quale miracolo. Buone notizie da Mbende, che da adesso si candida con forza a una maglia da titolare per la prossima. Terzini – Le imbucate più dolorose del Potenza arrivano dalla corsia mancina del Catania, quella presieduta da Giovanni Pinto. L’ex Parma, noto per la sua propensione offensiva, lascia spesso la retroguardia scoperta, permettendo a Isgrò di galoppare sulla fascia lasciato solo contro il centrale di turno. Non impeccabile neanche nell’uno contro uno e in impostazione, giornata storta anche per lui. Calapai fa meno “danni”, ma in generale non si ricorda una sua azione particolarmente interessante. Le scelte – Vero, parlare a posteriori è facile per tutti ed è forse anche quasi “meschino”, ma alcune scelte di mister Camplone ieri ai più sono risultate “curiose”. Curiale in attacco al posto di Di Piazza, l’uomo più in forma dei rossazzurri, non è stata delle più felici, così come quella di sostituire Saporetti con Esposito e, nel secondo tempo, lo stesso Esposito con Mbende, bruciando di fatto l’ultimo cambio a disposizione nel secondo tempo. Anche qui, ovviamente, nessun tipo di allarmismo, ma così come dopo le prime due giornate gli erano stati riconosciuti i meriti, allo stesso modo dopo Potenza va fatto lo stesso con i demeriti.