Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: zero assoluto. Così non si va da nessuna parte.

Vincere e convincere, ma quando? 0-0 specchio della paura assoluta, dello zero sotto il profilo del gioco per almeno sessanta minuti, dello zero come parate del portiere avversario e di un pareggio che dimostra ancora fragilità di una squadra in piena lotta promozione, ma senza alcuna certezza. Mandare messaggi chiari, soprattutto dopo la restaurazione di Gennaio con la forza e la qualità consegnata per di più li davanti è un sacrosanto dovere da parte di Sottil. Stesso discorso anche per la società che deve dare un segnale chiaro alla squadra per completare il postulato del “non lasciare nulla al caso”. Parliamo di personalità? Non pervenuta. Voglia di vincere attraverso i giocatori che possano dare il là alla qualità? Mera utopia per almeno sessanta minuti. Il Catania invece ingoia ancora incertezze, sfiora la sconfitta a trenta secondi dalla fine ma non sfora mai la vittoria. Il tutto figlio di scelte poco comprensibili da parte del suo allenatore, contro una Vibonese imbattuta dal mese di settembre in casa ma apparsa veramente abbordabile soprattutto se ci fosse stata un minimo convinzione offensiva etnea. Sarno in panchina per tutta la gara apparirà un sacrilegio, le scuse legate ai problemi fisici o al quadricipite sono senza senso, ma sanno più di masochismo cosmico da parte di Sottil. Il preliminare è dettato dal possesso palla nelle mani della Vibonese e Catania muscolare, aggressivo e legato al lancio lungo verso le punte con il solo Manneh a venire dentro per creare dinamismo offensivo. Di una bruttezza infinita il primo tempo, senza una parvenza di qualità da una parte e dall’altra, con portieri inoperosi. Ma il principio però è assai diverso, consegnato dalle mire espansionistiche verso la B del Catania rimaste per ora in embrione e schiave delle scelte di Sottil. I numeri non mentono e parlano del nulla assoluto: prima discesa di Calapai al minuto 13, nessuna azione offensiva e prima vera incursione al minuto 22 grazie però al solito “vorrei ma non posso” chiamato Manneh. Solo questo? Di Piazza spaesato, Angiulli mai pervenuto nella cucitura dei due reparti e unico tiro nello specchio del Catania con Bucolo, non la sua specialità, al minuto trentatrè. L’agonia Catania continua anche per i primi tredici minuti della ripresa, ma stavolta Pisseri era chiamato in causa due volte con Bubas pericoloso di testa. Sottil cambiava provando Lodi per dodici minuti nell’inedita posizione di esterno d’attacco ibrido, una sorta di cervellotica soluzione si temporanea ma tatticamente forzata e con Carriero in mediana. Sarno? In panchina. Lodi consegna geometrie e tempi e tale risposta cozza totalmente con l’inerzia della prima ora di gioco dei rossazzurri. Di giocate o occasioni pericolose però poco o niente tranne un tentativo di Aya sotto porta. La Vibonese arretrava il baricentro, il Catania metteva la testa fuori solo con l’abilità di Lodi nella trequarti, rimesso mezzala, e l’ingresso di Brodic no sortiva nessun cambiamento dinanzi alla staticità di Manneh e Curiale col solo Calapai a dannarsi l’anima. A pochi secondi dalla fine la possibile stoccata spacca gambe con la Vibonese che partiva in contropiede in un due contro due ma Calapai era superbo nel rimediare ed evitare la sconfitta. Il triplice fischio metteva fine ad una gara brutta, senza occasioni da rete, senza la personalità di una squadra che anche attraverso le scelte del suo allenatore ha mostrato ancora titubanze e non certezze e voglie da primato. Sottil può prendersela con chiunque, stampa compresa, ma dovrebbe solo pensare a far giocare bene la squadra togliendo tanti dubbi e imbarazzo dinanzi alla pochezza di oggi pomeriggio. A proposito il Trapani ne ha fatti quattro al Monopoli e il Catanzaro quattro alla Reggina al Granillo e questo pareggio per il Catania sa ancora di sconfitta. Al Catania va bene cosi? Noi crediamo di no...