Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Lo Monaco: "Affiderei le chiavi di tutto ai "giudici", ma il Catania è una cosa seria"

Alla conferenza di presentazione del nuovo tecnico Lucarelli, è intervenuto l'amministrazione delegato del Catania Pietro Lo Monaco. Ecco le sue dichiarazioni:  

"Non possiamo dire di essere contenti di averlo qua perché quando si cambia il tecnico significa che qualcosa non è andato nel verso giusto. La partita di Viterbo è da non classificati, e da parte nostra urgeva dare una scossa alla squadra. Con il qui presente abbiamo fatto un gran campionato, arrivando secondi e sfiorando la promozione ai play-off senza mai perdere. Ci è sembrato giusto riprendere il discorso interrotto due anni fa.

Con lui ritornano Vanigli e Conticchio nelle loro funzioni, sembra quasi che non se ne siano andati via. Rientra anche Marco Onorati come preparatore dei portieri.

Se vi dicessi cosa mi rimprovero, con il clima che c’è, si darebbero luogo ad ulteriori discussioni. La storia non si può cancellare: non mi stancherò mai di dire che la situazione, quando sono arrivato, era disastrosa. Era facile ripartire come hanno fatto tantissime società, ma il Catania ha deciso di sistemare la propria società tenendo in piedi la matricola tanto cara alla città. Solo un pazzo poteva pensare di salvare il Catania, ma in tre anni abbiamo ridotto il disavanzo da 15 a 4 milioni: oggi il Catania è appetibile. Quando ho parlato di scadenze ho sempre aggiunto che comunque ce l’avremmo fatta e così è stato. Sentire tutti questi sciacalli che sembrano aspettare la fine del Catania, posso sopportarlo ma fino ad un certo punto. Sentire tutto ciò mi fa rabbia.

Se mi dicessero che esiste un addetto ai lavori che possa far vincere il Catania al 100% io domani stesso prendo soldi di tasca mia e lo pago per farlo venire.

Testate giornalistiche che danno spazio ai tifosi, cosa mai vista. Non è bello che facciano i cori contro di me, vorrei essere io al posto loro per farli io i cori. Vorrei ricordare che in C ci si è ritrovati per un concorso di colpa. Io rispetto i miei tifosi, ma i tifosi devono fare i tifosi e l’azienda deve essere gestita come un’azienda. Quando sono andato via, l’ho fatto per un gesto di rabbia, oggi non può succedere di nuovo.

La cosa più facile che potrei fare è prendere le chiavi della baracca, affidarle ai “giudici”, e far gestire tutto a loro. E lo farei se fossi sicuro che farebbero vincere il Catania, ma il Catania è una cosa grossa: fa mangiare 250 famiglie, questa sì che è una responsabilità. 

Meno male che non guardo tv e non leggo nulla, certo il fatto che chi non ha mai contato nulla nel calcio sputi sentenze significa che siamo alla canna del gas. Quest’anno siamo partiti male, se siamo qui è per questo. Si potrebbero trovare tantissime scusanti, ma ancora mancano troppe partite e dobbiamo fare il massimo.

Il signor Argurio è andato via perché ha ricevuto una proposta valida e consona alla sua persona, non ci è sembrato giusto mettergli i bastoni tra le ruote. Stiamo pensando ad un paio di profili per completare l’opera e che sia capace di esserci utile.

Tutto è partito dalla sconfitta di Potenza, che è coincisa con tanti infortuni a cui se ne sono aggiunti tantissimi altri. La squadra ha sopperito in casa, mentre fuori è entrata nel pallone, poi abbiamo perso di misura a Reggio e Terni, siamo crollati ancora di più fino alla partita di domenica che non mi fa pensare ad altro. Io parlo di crisi d’identità, dobbiamo riprenderci perché il campionato da ancora tante possibilità e se confrontiamo le rose non siamo inferiori alle altre, solo il Bari ha investito più di noi".