Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Il futuro scricchiola, i tanti perché rimangono, con temibile incertezza

Lungi da noi dall'essere più polemici di quanto già veniamo definiti. Siamo irriverenti, ma siamo anche figli dell'Italia: e questo dice tanto. Repubblica e Paese delle meraviglie in cui succede tutto e il contrario di tutto, praticamente da sempre. In questo senso forse sì: la questione della cessione del Catania è più una fiction nostrana che straniera. Perché questa, in fin dei conti, è anche la patria dei tanti "perché?" irrisolti, delle robe necessariamente ingarbugliate (sia mai a farle lineari) e degli occhi chiusi a metà verso alcuni e spalancati verso altri. Ci perdonerà ancora una volta l'irriverenza, il Tribunale, ribadendo il massimo rispetto per il ruolo assolutamente fondamentale di chi amministra la giustizia, ma ritorniamo indietro a diciassette giorni fa, alla nota firmata dal presidente del Tribunale di Catania, Francesco Mannino. "Una tiratina d'orecchie" che è servita da avviso a Finaria per presentare l'istanza di avvio della procedura competitiva, al suono assolutamente giustificato di "vicenda di particolare interesse sociale". Perché questa è: non solo calcio, ma vita di una e diverse aziende di una holding del territorio, Finaria, che da anni versa in una situazione delicatissima, con aspetti prettamente ludici, come possono essere quelli legati al calcio, e altri drammatici, legati al destino di intere famiglie che da tempo vivono il proprio presente sul filo del rasoio. E con un imminente futuro che recita il verbo dello scricchiolio e della "temibile incertezza" (come vi abbiamo raccontato). E gli interrogativi rimangono: e anzi, si moltiplicano, giorno dopo giorno. Ci si chiede, ad esempio, da profani, perché dopo la nota del Tribunale (e qui non ci si riferisce a quest'ultimo) i passi compiuti verso l'asta siano stati molto brevi, o perché dato il "particolare interesse sociale" della vicenda non sia stato possibile, nel corso degli anni, accelerare i tempi in quegli aspetti in cui chi amministra la giustizia può intervenire. E di conseguenza ci chiediamo se la situazione di Finaria sia ben chiara o se gli eventi siano chiari alla stessa Finaria. E in questo senso noi ci facciamo piccoli dinanzi ad un ruolo certamente più grande di noi: ma nel Paese dei "perché?", domande come queste, di particolare interesse sociale, hanno spesso bisogno di risposte. Ci si chiede perché nel corso degli anni non sia stato possibile porre un freno al corso degli eventi che riguardano la decadenza dell'universo-Pulvirenti, e qui non parliamo di calcio, ma di aziende e futuro di intere famiglie, quando ve n'è stata occasione: il perché dei tanti ritardi e rinvii giuridici, che sono dati di fatto e non ipotesi. Perché ci troviamo a discutere di autorizzazioni per finanziamenti a sfondo calcistico per disputare una o l'altra partita (di una società che non ha ricapitalizzato, anche se giustamente stando a quanto decretato dal Tribunale), nonostante la situazione generale appaia da tempo fin troppo delicata e nonostante i casi Wind Jet e Meridi. Basti pensare alla relazione dei commissari di quest'ultima, che descrive un modus operandi ben definito. Eppure siamo qui: forse un po' irriverenti, ma di sicuro con troppe domande a cui probabilmente solo il tempo saprà rispondere.