Genesi del "Novellinismo"
"Novellinismo e Novellinisti": nella settimana in cui il "Cholismo" abdica in favore della filosofia aziendale della "squadra epica e compatta", ma senza anima rivoluzionaria, Catania saluta la nascita di un nuovo movimento di riforma calcistica, basato sulla consapevolezza di sè e sulla costante ricerca dell'autostima. Partendo da un assunto chiave: per fare la rivoluzione ci vogliono "dos huevos" così. Quelli mostrati da Novellino domenica al Massimino.
Mostrati, sì, ma senza gli eccessi di forma del Cholo, né quelli di Cristiano Ronaldo: senza mano al cestello, ha tirato fuori i "dos huevos" della gallina "Esperanza", che con quella del Mulino ha ben poco da dividere. "Dos", due, come le volte in cui ha dimostrato di averle, "le uova": contro Catanzaro e Juve Stabia. In barba al "Cholismo" e al "Sarrismo" dell'ultim'ora: il Novellinismo non predica garra charrua, né tiki-taka. Ma, forse, ha qualcosa in più: un huevo, un uovo. Allora non vi stupirete di certo, se nel caso di Novellino parleremo di "tres huevos": il primo per la pazienza, il secondo per la grinta, il terzo per il coraggio. Mica male il cambio di Marchese, nel momento più importante della gara di domenica, ma quello di Lodi per Valeau è da rivoluzionario.
D'altra parte, ogni "-ismo "che si rispetti ha come condizione necessaria l'estremizzazione di un concetto: per il Cholismo la lotta contro il calcio dei potenti, per il Sarrismo quella contro il calcio glaciale del palazzo. Per il Novellinismo la "normalizzazione" alla categoria. Lasciate la garra al Cholo e il bel gioco a Sarri: sul primo nulla da dire, ma sul palmarès del secondo si può benissimo discutere, portando avanti quello del tecnico di Montemarano. Novellino sta cambiando la mentalità di una piazza. Obiettivo fallito dal "fly down" di Cristiano Lucarelli, molto vicino all'idea di tranquillità e autostima del Novellinismo: ma, almeno per adesso, e in sole tre gare, Novellino ha demolito il mantra del "calarsi nella categoria", ripetuto alla nausea e mai veramente divenuto prassi, a Catania. Lo ha fatto mostrando "dos", anzi, "tres huevos" così, con la voglia di un ragazzino di quasi sessantasei anni. Ma in fin dei conti, forse abbiamo sbagliato a non darlo per scontato: con un uomo che può vantare il nome Lenin (senza colori politici, perché si parla di calcio), la rivoluzione è presto detta.