Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

A Reggio vecchie "ombre" sui rossazzurri, ma è tempo di salutarle...

"Hello darkness my old friend, I've come to talk with you again": recitavano così i primi versi di una vecchia canzone anni '60, sentita anche nel celebre film "Il laureato". Una "darkness", oscurità, vecchia amica: compagna (non solo in questa stagione, per la verità) di un Catania che domenica scorsa è tornato ad allungare ombre sul proprio cammino, mettendo da parte i progressi soprattutto caratteriali mostrati da quando Novellino siede in panchina. Se si è trattato di una battuta d'arresto nel processo di crescita già intrapreso lo sapremo solo a fine stagione, ma tra un approccio alla gara sbagliato, reazioni stizzite in campo e frustrazioni varie, i rossazzurri hanno evidenziato delle fragilità mentali che non ne stanno ancora permettendo una totale fioritura. Una squadra che dunque, a sei partite dal termine della stagione regolare, non riesce ad ingranare la quarta, senza comunicare chiaramente le reali motivazioni e rendendo più difficile ogni genere di analisi. Ma la Serie B resta lì, ancora raggiungibile, e lo dicono i numeri: quattro punti di distacco dal Trapani secondo e sette dalla vetta. Il tutto tenendo conto della porta di servizio chiamata play-off, a patto che il nervosismo visto al "Granillo" si trasformi una volta per tutte in rabbia agonistica, tradotta sul campo in intensità, pilotata però dalla serenità: la stessa vista nei 180' contro Catanzaro e Juve Stabia, portata da un allenatore che di situazioni complicate in carriera ne ha ha affrontate tante. E' chiaro, però, che anche i vari componenti della rosa, nessuno escluso, per fare la loro parte avranno bisogno di affidarsi all'esperienza del tecnico campano, seguendo direttive e indicazioni. Manca poco alla fine: il Catania ha ancora la possibilità di emozionarsi scacciando, e non rivolgendole più la parola, questa oscurità.