Pagellone 2024, Vincent Grella: Voto 3
Continuiamo con il nostro consueto pagellone di fine anno, un 2024 che di insufficienze a livello dirigenziale certo non se ne sta facendo mancare. Nella scala gerarchica della direzione Catania figura Vincent Grella, amministratore delegato di una squadra che la scorsa stagione ha vinto il primo trofeo nazionale nella storia etnea, salvata all'ultima giornata, uscita ai play-off per la B ai quarti: c'è già troppa carne al fuoco, perché a raccontare questa annata la sensazione è che i mesi non siano stati 12, ma 45. Gennaio è cominciato con una rivoluzione a posteriori inutile e gravosa, produttrice di una media punti ancor più bassa in campionato rispetto alla prima parte, la cui paternità va condivisa con Lucarelli; sul campo risultati di cui abbiamo parlato positivamente in Coppa (non entriamo nel merito dell'importanza che possa avere), sui conti vedremo sotto, ma si crea una incongruenza con il concetto di sostenibilità sbandierato l'estate precedente. Lucarelli non riesce a risollevare giocatori da lui voluti, ma con il consenso di Grella, e viene mandato via. Nel mezzo il caso Zeoli discutibile nella gestione. Di quel Catania secondo la dirigenza non può restare praticamente nulla e l'AD cambia strategia.
Decide di affidarsi ad un Ds come Faggiano perché evidentemente serve e un tecnico che sa come vincere, la sostenibilità in C non esiste. E proprio per questo viene preso in contropiede dal cambio di strategia della proprietà: diventa quindi un libro estivo raccontando a tutta la stampa locale le difficoltà con Pelligra, forse per strategia cercando di muovere le acque; parole forti nei confronti del suo presidente, poi resta seduto accanto allo stesso facendo valere le quote in società che possiede insieme a Bresciano. Sarà stato il caldo, ma il numero due del club passa dalla parte del rivoluzionario a quella dell'aziendalista in pochissimo. Nel frattempo Faggiano cerca di sistemare tutti gli esuberi in rosa, non potendo nemmeno schierare i nuovi acquisti.
Il Ds era arrivato tra l'altro proprio per dispensare Grella da compiti riguardanti il campo, perché c'è un Catania da gestire anche fuori da esso: più tempo per pensare e valutare le situazioni riguardanti i terreni e l'eventuale interesse per Torre del Grifo. Soluzione trovata? No, i rossazzurri continuano ad allenarsi in un Cibalino che almeno una volta a settimana vede un componente della rosa infortunarsi, senza far intravedere soluzioni all'orizzonte. Sì, sarà una realtà difficile quella dei campi nell'etneo, ma è anche difficile vedere da due anni la squadra allenarsi prima a Ragalna e poi in un campetto dietro lo stadio; Nesima non ha visto lavori consistenti e infatti è pure chiuso al pubblico.
I risultati della squadra, certamente sulla carta e anche dalle impressioni di inizio stagione da ben più di un 7° posto, non sono all'altezza di una città come Catania: i proclami di proprietà e dirigenza fatti nel corso di ormai 29 mesi di esperienza, restano saldi nelle menti di tutti. Proprio l'ultimo mese dell'anno è coinciso con un bilancio firmato dallo stesso AD, che recita numeri mostruosi in entrata ma soprattutto in uscita, con una spesa totale di 17 milioni a fronte di 6 e più in entrata. Vien da chiedersi quanti progetti sarebbero potuti essere realizzati con queste cifre in C, sul campo e non. E sì: questa volta ci sentiamo di poter rispondere ad una domanda che noi stessi abbiamo posto a Vincent Grella, un tifoso oggi non può essere soddisfatto. Perché a fronte di quanto fatto per cercare di tenere su il rossazzurro, con tecnici, dirigenti e tecnici di livello, l'interrogativo diventa ancora più forte. Perché il Catania non vince? Il voto al termine del 2024 è davvero negativo, la base costituita da Faggiano e Toscano può consegnare un 2025 diverso? Bisogna che Grella allontani personaggi stantii, "sponde" come dice il Ds etneo, e abbandoni ogni tanto il british style per il giusto pane duro che serve.