Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: mossa, rivoluzione, ancien regime, ma non siamo in Francia

Una mossa nel deserto, come un'oasi nella pochezza di idee ed intensità, è ciò che ha trasformato un tardo pomeriggio novembrino da tragico ad accettabile. Una parola, "mossa", che da ieri a Catania non verrà associata solamente a Maurisa Laurito (sebbene il movimento di bacino rimanga non indifferente), ma anche ad un Lucarelli che tra primo e secondo tempo ha dismesso le vesti del 'moderato' (vista la scelta conservativa dei primi undici) ritrovando il suo spirito rivoluzionario. Del resto, la Francia insegna, la rivoluzione diventa inevitabile quando l'ancien regime dimostra tutta la sua fragilità.

Il Catania lento, macchinoso, distratto in difesa e privo di ogni forma di intensità, ha lasciato spazio ad una squadra più viva, determinata, cinica, e sicuramente più fortunata. Rimane però un grande dubbio sulle difficoltà della prima frazione: perchè i rossazzurri arrivavano sempre secondi sui palloni e perchè difensivamente sono stati commessi tanti errori, se in primis la squadra non poteva essere stanca visto il rinvio di domenica scorsa, ed in secondo luogo nella testa di tutti era impressa la buona prestazione difensiva e in termini di determinazione offerta contro il Bari? Forse gli episodi: il gol subito che ha pesato sulla testa limitando la densità offensiva (Catania che spesso si è ritrovato ad attaccare con soli 3/4 uomini); e, di contro, la buona sorte che ha liberato Mazzarani e Di Piazza davanti alla porta; forse i meriti di una Leonzio, poi calata alla distanza, ma di certo Lucarelli deve interrogarsi. In attesa di una risposta, rimane la capacità del tecnico toscano di cambiare volto alla squadra, rimediando probabilmente alla scelta poco felice fatta qualche ora prima. Con la difesa a quattro Esposito e Silvestri hanno sofferto meno la copertura laterale dello spazio in cui si inserivano Grillo e Vitale; il centrocampo a due ha garantito corsa e dinamismo (altro mistero visto che gli interpreti erano gli stessi di pochi minuti prima); Mazzarani e Di Molfetta hanno fatto saltare il banco con la loro capacità di inventare, leggere le situazioni e soprattutto provare a creare la superiorità numerica. Questione tattica o semplicemente fragilità mentale? Il dubbio persiste, probabilmente entrambe, e dunque affidarsi alla bravura di Lucarelli nell'osservare e cambiare può essere un'ancora importante, resa ancor più solida da una buona dose di fortuna. Di certo la strada è ancora lunga, e la rivoluzione può essere un'arma, ma ricordate come finì in Francia? Qualche testa probabilmente salterà, ma dovrà essere bravo Lucarelli a dosare il tutto, per non rischiare troppo, e trovare quel benedetto equilibrio e quella costanza generatori di serenità.