Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Un Dall'Oglio senza peperoncino...batti un colpo

Doveva essere un appuntamento con il destino, invece è stato finora un appuntamento da dimenticare. O meglio, a cui forse Jacopo Dall’Oglio non si è ancora presentato. Sì perché il numero 23 è arrivato in rossazzurro con la fama di chi ha appena vinto un campionato di B ma anche di chi è finalmente giunto a destinazione dopo un giro largo, da centrocampista maturo e completo capace di aumentare i giri di tutta la mediana. Così non è stato, e bisogna utilizzare i numeri per averne la prova: 14 presenze in campionato, 679 minuti giocati, nessun gol, un assist, sette cartellini gialli e due espulsioni per doppia ammonizione del tutto evitabili. Ecco un primo quadro completo. Un rendimento per adesso deludente, non certo per mancanza di impegno ma al contrario, sintomatico di una ricerca quasi ossessiva di una propria dimensione in campo mai trovata: si tratta forse dell’aspetto che lascia più perplessi, evidente allo stesso modo sia con Camplone che con Lucarelli in sella, lui che da quando è subentrato è stato bravo soprattutto nel rivitalizzare elementi della rosa che non sembravano riuscire a dare quanto volessero. Ne è lo specchio ancora una volta il campo e le analisi che ne conseguono anche dell’ultima gara a Rieti, contro un avversario distratto, in quel momento incapace di opporre vera resistenza; Dall’Oglio non è riuscito a trasformare il proprio volere in potere all’interno di una macchina che in quel momento viaggiava comunque relativamente spedita. Finendo per farsi travolgere da se stesso (e cadendo in maniera irruenta sull’avversario). Insomma se non si è l’unico da sufficienza quando la squadra vince 1-4, c'è come minimo più di qualcosa che non va. Ma il Catania di Lucarelli ha bisogno di risposte forti, chiare, certe. Gennaio ormai non è più così distante e le occasioni per dare dare determinati segnali potrebbero non essere più infinite, perché adesso il tecnico ex Livorno sta riuscendo ad isolare la squadra tirando fuori il meglio di tutti, o quasi. C’è ancora un mese per dimostrare, per trasformare la voglia in potere.