Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale - Fate qualcosa: uomini e squadra soli

Così no. Ma proprio no. Così viene difficile addirittura pensare di arrivare mentalmente a fine aprile. Lucarelli va avanti, torna indietro: allarga le braccia rivolgendosi alla tribuna del Massimino. “Ma che fa? Entro io?”, sembra dire: e per quanto ci sia da sorridere, la sfida tra Catania e Monopoli restituisce l’immagine dello sceneggiato comico sì, ma che non finisce bene. Si gira ancora, all’ennesimo errore di Barisic, guarda il cielo quasi a voler urlare “Dio delle città, e dell’immensità!”: uomini soli. Soli come Lucarelli e i tifosi del Catania, e i giocatori in balìa della situazione. Non c’è niente di tecnico nella gara del Massimino: c’è la frustrazione del deserto degli spalti. Questa, la prima sconfitta della giornata (l’ennesima, consecutiva). Poi arriva l’altra debacle, quella del campo: il Catania non c’è mai stato. O meglio, se c’è stato lo ha fatto per un breve cammeo: e qui ritorna il “fatal-Monopoli” che due stagioni fa in qualche modo cambiò la stagione di Lucarelli, che da “uomo solo” da lì seppe ricompattare il gruppo fino alle soglie della finale Playoff. Ma quanto è lontano, ormai, quel periodo. Irraggiungibile anche solo con il pensiero: la verità è che sì, Lucarelli è un “uomo solo”. “Dio delle città e dell'immensità, se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi", avrà canticchiato il tecnico livornese. "Ma Dio delle città e dell'immensità, magari tu ci sei e problemi non ne hai. Ma quaggiù non siamo in cielo e se un uomo perde il filo è soltanto un uomo solo": non siamo in cielo, no. Siamo alle soglie dell'inferno, dove il tempo è sospeso: la seconda frazione è lo specchio del nulla cosmico della stagione. E Lucarelli è sempre più un uomo solo: solo anche di fronte alla vergogna che si consuma di settimana in settimana. Messaggio ai naviganti e ai comandanti: fate qualcosa, fatela al più presto, non c'è tempo da perdere, né da sprecare con figure del genere.