Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Editoriale: “la strada del sorriso”

Scritto da Stefano Auteri  | 

Il cavallo buono si vede a lunga corsa direbbe qualcuno (corto muso qualcun altro), ma lasciamo perdere per una volta la cautela e, concentrandoci unicamente su quanto visto nelle gare con Crotone e Picerno, possiamo asserire con convinzione che la strada intrapresa da Tabbiani e dal suo Catania sia quella giusta. Certo ancora qualcosa deve essere migliarata, ancora la gamba non è pimpante e utile nell'ottica della partita lunga, ma dopo centottanta minuti sai chi è il Catania e cosa aspettarti, e sai anche che i margini di miglioramento sono ampi. Contro un ottimo Picerno gli etnei hanno saputo anche digerire momenti non semplici causati dalla capacità degli avversari di mantenere il pallino, ma alla lunga la verticalità rossazzurra, l‘abilità di adattarsi quando troppo lunghi in campo, ed i valori dei singoli hanno fatto la differenza.

Bene Tabbiani, ma bene anche Longo e lo spettacolo offerto. Troppo spesso nel calcio odierno i nomi valgono più dei valori, ed il concetto non vale solamente per i giocatori in campo ma anche per chi dirige dalla panchina. Tabbiani e Longo non sono certamente conosciuti al pari di Zeman e Rastelli o di Liverani e Vivarini, ma hanno dato vita ad una partita in cui le idee e la capacità di farsi seguire dai propri uomini sono state degne di categorie superiori. Entrambi hanno evidenziato coraggio e voglia di imprimere identità alle proprie squadre, aspetti che se prenderanno corpo in maniera costante nelle categorie inferiori non potranno che portare un beneficio a tutto il movimento. Grazie ad entrambi per la bella partita, grazie alle società per puntare sulle idee. Servirà coraggio per portarle avanti, nonostante tutto.

Passiamo ai singoli. Tanti lo aspettavano, qualcuno ha provato pure a criticarlo sposando preconcetti anagrafici, lui, Di Carmine ha risposto con una prestazione solida e volitiva, degna di un giocatore maturo ma ancora determinato a dimostrare qualcosa. L'azione che ha portato al vantaggio rossazzurro è da fare vedere nelle scuole calcio o agli amanti di tricks (per i boomer "giocate votate alla spettacolarità e spesso poco all'utilità) per far capire che la semplicità abbinata all'esperienza e alla tecnica fanno sempre la differenza. Movimento a venire incontro, apertura in acrobazia in verticale e riempimento dell'area con conclusione secca.In poche parole sembrerebbe facile, in realtà è frutto di una lucidità che Di Carmine, a differenza di tanti altri attaccanti in categoria, possiede. Ah poi ci sarebbe una traversa da contorsionista e il gol del 2-0, ma andava già bene così. Che dire poi di un Chiricò sempre effervescente, della corsa infinita di Rocca e Zammarini, e soprattutto della personalità di Curado, guida difensiva e leader a tutti gli effetti. 

Un'ultima riflessione deve essere fatta, però, perché bisogna sempre considerare che il risultato conta leggermente meno delle prestazioni, allora è giusto dire che il Catania visto all'esordio ha dominato maggiormente la gara rispetto a quello di domenica, ma è anche vero che il Picerno ha giocato molto meglio del Crotone. Il calcio in effetti è questo, ed è proprio per questo motivo che bisogna avere chiara in testa la strada, senza farsi influenzare dai passi falsi nel punteggio o da qualche difficoltà fisiologica che può capitare nella prestazione. Domenica c’è stata qualche ripartenza in più, la squadra un po’ più lunga, ma alla fine la verticalità, le giocate di prima e l'intensità non sono mancate. E poi la sfortuna che ti ha colpito contro il Crotone stavolta ha smarrito una “s” e ti ha accudito con una traversa ed un errore clamoroso a porta vuota. Va benissimo così: la classifica si muove, Tabbiani viene seguito ancor di più, e Grella e Pelligra sorridono a trentadue denti.