Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Un "diablo" in me

"Spengo cicche, tu accendi me, che confusione", con tanto di "trouble" sillabato tra i versi: ma il problema, se c'è, qual è esattamente? Per Zucchero era l'essere un po' diavolo, acceso da una controparte con ogni probabilità stuzzicante: ma per il Catania? E' davvero possibile andare in tilt dopo aver incassato tre gol, reduci, per di' più, da due vittorie consecutive come quelle contro Catanzaro e Juve Stabia? Si è umani, ma per diventare diavoli... ce ne vuole. Perché chi decide di fare questo mestiere, il calciatore, ne conosce pregi e rischi: la gioia della vittoria, la delusione per la sconfitta. Chi va in campo sa già, poco prima del triplice fischio, che una gara può finire bene, come può finire male, con tre gol presi, anche con uno degli atteggiamenti peggiori visti in stagione. E' il calcio, è lo sport: il rammarico ci sta. Fare il "diavolo a quattro", anzi, il "diablo a quattro" no. Non come mostrato ieri, almeno: non con la risposta di Marotta (che al netto di scuse e interpretazioni varie, lascia pochi dubbi nella mimica e nel labiale). Non con quella di Curiale. Non con quella di Di Piazza. Ma la madre di tutte le domande è ben più generale: perché poi alle parole scagliate contro la panchina forse bisognava preferire il silenzio, seppur rabbioso. Ma non è di questo che si discute: perché tutto questo nervosismo? Per la partita in sé? Si è perso ieri, si è perso in passato, si perderà ancora. Ma si può quasi "scoppiare" dopo tre gol presi? Toccare testa e schiena, e scoprire di avere sembianze "diaboliche"? Andiamo anche al di là delle scuse (rivolte da Marotta solo a compagni e allenatore, come ha precisato): "la rabbia va scaricata in campo". A dirlo è un uomo con ottocentotrentotto panchine alle spalle. Un uomo che ha allenato campioni, giocatori del calibro del Chino Recoba (per citarne solo uno), e che ha vinto, e pure tanto. Sbaglia anche lui al Granillo? Rimane comunque l'allenatore: e bisogna seguirlo. Accettarne le scelte, comprendere il momento. E diventare "diavoli", sì, ma solo per gli avversari.