Catania-Vibonese Editoriale: chi la dura la vince, con consapevolezza e sorrisi
Lo specchio della gara di ieri fra Catania e Vibonese è racchiuso in un semplice proverbio noto a tutti: "chi la dura la vince". C'è poco da fare, contro la Vibonese non è stato tanto l'atteggiamento tattico, non è stata tanto la giocata del singolo (anche se lo stop e la sgroppata di Pinto non sono da sottovalutare), non è stato tanto l'errore del terzino in uscita, ma in realtà la vittoria degli etnei è arrivata semplicemente grazie ad un atteggiamento e ad una voglia di vincere dimostrate fino al novantesimo. Tutto qui, o quasi, e comunque non è sicuramente un'impresa semplice fare ciò di fronte ad una squadra reduce da tre vittorie consecutive ed imbattuta in trasferta da sei gare, ma la differenza tra gli etnei e la squadra di Modica è stata proprio questa: nel secondo tempo il Catania ci ha creduto, la Vibonese no, si è accontentata, ed ha perso.
Meriti indubbiamente dei singoli, ma soprattutto di Lucarelli che è riuscito ad instillare una mentalità combattiva non più a singoli mediamente dotati per la categoria, ma ad un gruppo di ragazzi uniti nel cercare di superare i limiti dettati da una stagione assurda. Ecco spiegato l'atteggiamento della ripresa, durante la quale Beleck e compagni hanno attaccato a tratti in maniera scriteriata, senza troppe idee e con un po' di confusione, ma in ogni caso ci hanno provato tenendo il baricentro alto nonostante una condizione fisica non ottimale (il turno infrasettimanale non ha aiutato) e mantenendo costante la pressione sugli avversari. Naturale conseguenza è stato l'errore difensivo di Ciotti ed il primo gol su azione dopo sette partite siglato da Mazzarani; in mezzo uno straordinario Pinto ed un lancio da play maker navigato di Silvestri.
Una situazione piacevolmente sorprendente, quella che sta vivendo il Catania, e che in pochissimi avrebbero potuto immaginare all'indomani della sconfitta con il Monopoli. Da quel 2 febbraio, i rossazzurri hanno 3 vittorie e 2 pareggi, oltre allo 0-0 comunque convincente in coppa contro la Ternana. Numeri da primissimi posti, ma il segreto, forse, è stato proprio il non pensare alla promozione, non pensare alle rivali, ma lavorare in un contesto di serenità generale rispetto ai risultati sul campo. Così facendo i pareggi casalinghi e la sterilità offensiva sono passati in secondo piano, così come gli errori difensivi del primo tempo con il Picerno, permettendo una reazione immediata e decisiva. Utopistico pensare che una piazza come Catania possa approcciarsi sempre in questo modo alle partite (ad inizio campionato con ambizioni di vertice alcuni pareggi e alcuni errori sarebbero stati vissuti probabilmente diversamente), e chissà forse un cambio dirigenziale ha permesso di respirare un pizzico di serenità in più, fatto sta che per adesso tutto ciò ha favorito la ripresa dal punto di vista mentale di alcuni elementi, vedi Pinto, e un'attitudine positiva a vivere il presente.
Rimane però una domanda cruciale: riuscirà questo manipoli di rossazzurri a superare i limiti sopracitati dettati da una stagione e di una situazione societaria incerta? Ad oggi è impossibile rispondere a questa domanda, perchè comunque ciò che si sta creando non sembra ancora sufficiente per pensare ad un miracolo sportivo, ma sicuramente il campo sta garantendo un pizzico di serenità in un'annata tormentata. Aspettare, vedere e poi commentare sono le uniche cose che possono fare i tifosi rossazzurri, con la consapevolezza che, nel bene e nel male, tutto può succedere; che l'impegno in campo è evidente; che i giocatori non erano brocchi prima e non sono fenomeni oggi; che Lucarelli non è nè Mihajlovic nè Simeone ma è ciò che serve, e che in questo lunedì è giusto godere di un barlume di luce senza voli pindarici, ma con un velato sorriso.