Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Catania: una fede che non muore, una piazza senza eguali

Ci sono giorni che rimarranno indelebili nella memoria per l'impatto emotivo generato nella Catania sportiva e non solo. Giorni come quello della promozione in A; quello della notizia della morte di Massimino; il 2 febbraio; quello del 4-0 a Palermo o quello in cui tutta Catania conobbe la macchia dei "Treni del gol". A questi, adesso, va aggiunta un'altra data dal sapore agrodolce e non ben definito, un giorno indelebile nei ricordi dei tifosi che da inermi osservatori si sono trasformati in protagonisti unici ed essenziali per la salvezza di un bene che è di tutti, ma che troppo spesso negli ultimi anni è stato maltrattato. Ieri il Catania ha presentato la domanda di iscrizione, ieri, o meglio in una settimana, la piazza di Catania ha dimostrato che l'imponderabile può trasformarsi in realtà e che di fronte alla passione, ogni ragionamento, seppur valido, si infrange miseramente. "Solo Catania, solo Catania potrebbe rispondere presente ad un'iniziativa che assomiglia ad un'ultima spiaggia prima della disperazione". Quante volte in questi giorni abbiamo ripetuto questo ritornello, e alla fine Catania ha risposto presente, dimostrando ancora una volta la sua unicità nel panorama nazionale, perchè i circa 120 mila euro raccolti in una settimana sono lo specchio di una tifoseria che sa incassare i colpi anche più bassi, che ha dovuto ingoiare bocconi amari, umiliazioni in campo e fuori, mezze verità e notti insonni, anni di illusioni e frustrazioni. Ma mai si è mai allontanata. Ciò che è successo in questa settimana è la perfetta rappresentazione del credo del tifo catanese secondo il quale la maglia, la matricola va oltre chi la difende in campo, va oltre chi la rappresenta dietro alle scrivanie, e nonostante gli errori umani il credo e la fede riescono a vedere il bene superiore. Il sacrificio di ogni singolo tifoso non è stato fatto per aiutare la Sigi, ma per salvare il Catania, qualunque fosse stata la proprietà. Quasi una religione, dunque, e come ogni religione desta scetticismo da parte di qualcuno, e come una religione può essere incomprensibile da altri, ma questa è, e viene tramandata di generazione in generazione. Non possiamo però fermarci solo a questo aspetto romantico ed unico della giornata di ieri, perchè purtroppo il racconto degli eventi deve fare i conti con l'umiliazione di un club blasonato arrivato ad iscriversi per il rotto della cuffia, quasi paragonabile al rischio del fallimento dello scorso anno, perchè la matrice dei problemi è da ricercare proprio nelle annate precedenti, oltre ad errori di valutazione degli ultimi dodici mesi. Nel bene e nel male, tra umiliazioni ed orgoglio, il Catania è ancora vivo, sempre in pericolo, ma ancora vivo. Adesso è difficile dire cosa succederà e come verranno affrontati i problemi all'orizzonte (attesa del sì della Co.Vi.So.C; udienza per la richiesta di sequestro conservativo, creditori, programmazione del campionato ecc..), ma il presente è questo e per chi crede non si può fare altro che sperare e dare il proprio contributo, nella convinzione che arriveranno tempi migliori.