Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Cristian Bucchi a Catanista: "È importante avere idee chiare guardando al futuro con coraggio. Per la C confermerei..."

Scritto da Marco Massimino Cocuzza  | 

Intervenuto nel corso di Catanista il Talk, il tecnico ed ex giocatore rossazzurro Cristian Bucchi ha parlato dell'imminente Summer Soccer Camp (campus di calcio aperto a tutti i giocatori e giocatrici tra gli 8 e 16 anni, in programma al Campo sportivo Bonaiuto dal 26 al 30 giugno e dal 3 al 7 luglio), del calcio in Italia e del nuovo corso australiano del Catania:

"È difficile vedere addetti ai lavori sui campi di categorie inferiori, visionando giovani. È ancora più difficile avere la forza e la pazienza di farli giocare ed esprimere. Sento spesso parlare di giovani interessanti e di prospettiva, ma poi magari scopro che hanno 22-23 anni, per me i giovani sono altri, sono quelli che ne hanno 16-18. Noi dobbiamo avere la forza di dare la possibilità, con tutte le precauzioni del caso, a chi ha questa età in modo da farli diventare pronti e finiti a 22.

Di sicuro le altre nazioni lo fanno e con più continuità, noi non abbiamo la cultura della sconfitta. Per noi uno vince e gli altri 19 hanno perso, non è così; i cicli hanno bisogno di tempo che può essere investito crescendo i giovani. In questo le società devono avere le spalle larghe e non farsi prendere dalle prime critiche, perché i nostri giovani sono bravi e hanno solo bisogno di fiducia. Il segnale positivo è però che nei nostri settori giovanili negli ultimi anni si è tornato a lavorare bene.

La storia del Catania nell'ultimo decennio è stata abbastanza travagliata, il fallimento a stagione in corso è stato il culmine del momento difficile. Però sai le grandi piazze con storia calcistica ma anche culturale sfruttano questi momenti come punto di partenza, credo che a Catania sia successo questo. La nuova proprietà può fare crescere la città economicamente e sportivamente, è ciò che si stava cercando. Sì è ripartiti dalla D, ho seguito bene il campionato perché c'erano diversi miei ex calciatori in rossazzurro, hanno fatto qualcosa di straordinario in una cornice di pubblico che di categorie non ne rappresenta, nel senso che la passione del tifo rossazzurro va al di là di ogni categoria.

Per il prossimo futuro è importante avere le idee chiare, credo che la società abbia chiarito ampiamente quale sia l'obiettivo. In C però c'è sempre equilibrio e tante piazze con le possibilità di vincere il campionato, il Catania penso debba mettere in conto il fatto che molti faranno la corsa sui rossazzurri, le potenzialità della città e il blasone è stimolante per gli avversari, verranno con il coltello trani denti. Fabbiani è molto bravo, il tassello dell'allenatore è importante.

Il progetto in Italia è ieri, praticamente non esiste, spero che la proprietà australiana abbia politiche e idee diverse. Due anni fa ho avuto il piacere di condividere un anno della mia esperienza professionale con un presidente australiano, Mauro Biasin, che purtroppo alla fine dell'anno ci ha lasciato per un tragico incidente; la sua visione era progettuale, lui guardava tra 5-10 anni. Voleva arrivare in A costruendo. Per farvi un esempio, quando perdevano una partita ed eravamo arrabbiati, lui telefonava per chiedere come stavano i ragazzi, ti incoraggiava sempre. Questa proprietà vanta in dirigenza ex giocatori molto importanti, che possono esserlo anche in dirigenza. Sanno cosa fare, io credo e spero  che il progetto porterà una escalation importante.

Nomi imprescindibili l'anno scorso ma anche il prossimo? Sono di parte, non posso non dire Rapisarda. Dico la verità, lo scorso anno lo avrei voluto portare con me ad Ascoli in Serie B, è un giocatore che può fare alla grande la C ma anche qualcosa di più di quanto ottenuto fino ad ora. Anche la zanzara De Luca, più si alza il livello e più può incidere con entusiasmo e vivacità. Da attaccante o seconda punta può fare benissimo. Anche Litteri se sta bene può ancora spostare gli equilibri in C".