Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Tra ipotesi, dubbi e stagioni da chiudere: cosa succederà al nostro calcio?

Che non saremo gli stessi di prima è già stato detto: come accennato, speriamo di migliorare almeno come umani. Ecco: e in qualche modo speriamo di migliorare un po' come sportivi. Troppo semplice liquidare il calcio come cosa futile in un momento in cui non ci si può permettere cose futili: il calcio in Italia è una cosa seria. In questo senso, pensare alle ipotesi legate al destino dei campionati non è fonte né motivo di rimprovero o scherno: in fin dei conti, si tratta della terza "azienda" italiana. Comparto industriale composto da lavoratori non sempre e non solo in pantaloncini e calzettoni. Analizziamo insieme le ultime ipotesi note relative al calcio italiano. SE SI CHIUDE QUI - In ottica fine dei campionati all'ultima giornata disputata per intero, quella del blocco delle retrocessioni "a cascata" (dalla A alla C) può essere una soluzione, con le promozioni dalla B alla A delle prime due classificate (Benevento e Crotone) e una conseguente rimodulazione dell'organico da 20 a 22 squadre nella massima serie (con 4 retrocessioni nel biennio successivo); le promozioni dalla C alla B delle tre prime della Serie C (Monza, Vicenza e Reggina) e o della miglior seconda (il Bari) o delle tre seconde (Carrarese, Reggio Audace e Bari), con la modifica dell'organico della cadetteria da 20 a 26 squadre (anche in questo caso, senza retrocessioni se non nel successivo biennio). Ma si tratta un'ipotesi da analizzare con la dovuta cautela visti gli interessi in ballo: uno tra tutti i diritti televisivi ripartiti tra più squadre per categoria, con conseguente impoverimento generale (e, stando a quanto emerso dallo studio di PwC TLS, il calcio italiano si trova già ad affrontare un danno economico che, solo per la Lega Pro, va dai 20 agli 84 milioni di euro). CONTINUARE: MA QUANDO? - L'altro partito, quello del "troviamo un modo per finire la stagione" e capeggiato, secondo quanto riporta il Corriere dello Sport, da Andrea Agnelli, propone una soluzione alternativa: la conclusione dei campionati tra i primi di giugno e il 15 luglio, con la disputa delle coppe nazionali ed europee in estate. Insomma: 45 giorni da "corsa contro il tempo". Ma cos'è, esattamente, il tempo di cui si parla? I DUBBI - Sì perché molti sono i dubbi relativi al concetto di "tempo": e, in questo senso, sembra più probabile una chiusura anzitempo della stagione attuale, anche da ciò che emerge (e dalle sensazioni raccolte dalla nostra redazione). Non si sa quando il virus farà un passo indietro, anche se ci auguriamo che questo avvenga molto presto: finché, però, non si raggiungerà uno stato di tranquillità generale e soprattutto definitiva, parlare di tempo appare superfuo. Cosa accadrebbe, infatti, se una volta ripreso il filo dovesse comparire anche solo un caso di contagio? Si ferma di nuovo tutto? O se un giocatore di una squadra coinvolta in quelle che possono essere le finali dovesse risultare positivo: la squadra va in quarantena e le altre continuano? Il presidente della FIGC ha convocato una riunione con tutte le componenti federali per la giornata di domani, 26 marzo, al fine di individuare insieme un percorso ben preciso da seguire da qui al futuro. A tutela della salute di tutti, chiaramente, e cercando la migliore soluzione per un comparto, quello calcistico, tra i più importanti nell'economia italiana.