Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Il Catania ai Playoff? L'ennesimo paradosso rossazzurro

C'è un'altra faccia della medaglia Catania, insieme umiliante e colma di speranza, che vale la pena raccontare: quella che riguarda la squadra. Qualcosa in più di semplici professionisti, calpestati, abbandonati, ma pronti a provarci: non per se stessi, ma per chi sta soffrendo per questa maglia e per questi colori. Vale la pena citarli, oggi più di ieri, più delle scorse settimane, perché al di là di qualcuno che ha provato a vedere nella loro difesa, ovvero nella messa in mora della società, un significato altro, quasi malvagio, rispetto a quello di una mossa volta a tutelare le proprie posizioni di professionisti (quasi fosse una colpa, non essendo stati pagati, mettere in mora la propria società), loro hanno continuato ad allenarsi ribadendo il concetto fondamentale di "atleta legato ad un ideale". Come detto calpestati, abbandonati, ma pronti a provarci: l'ennesimo paradosso simbolo di una gestione che non può che scontrarsi con la solidità e lo spessore umano di persone, prima che calciatori (e allenatore). E dall'altra parte, che si fa? Non si gioca, ma non li paghi da mesi, poi li paghi in parte, poi la Lega Pro decide: i Playoff si faranno (Gravina lascia intendere che la graduatoria verrà stilata tramite media punti). Corri ai ripari: decidi che il Catania vuole esserci (fino a prova contraria), nonostante le pendenze e i punti di penalizzazione che arriveranno. Che, per intenderci, rimangono una mazzata morale/mediatica: inutile girarci intorno, un'altra umiliazione. I tuoi giocatori rispondono presente: è l'atto supremo di chi dà ascolto ai tifosi, a chi ci crede, a chi in queste settimane vive tra ansia e montagne russe emotive l'incerto destino della matricola. Loro: i ragazzi, i calpestati, gli abbandonati, gli sfrattati (da Torre del Grifo). Vale la pena raccontarli: loro sì. I sorrisi tra l'ironico e il paradossale di chi dall'alto crede di aver risolto i problemi disputando i Playoff no. E se sorrisi saranno, perché il calcio è strano (anche se rimane un'impresa sullo sfondo di una situazione generale più importante), lo si dovrà solo ed esclusivamente a chi scende in campo, a chi è disposto a passare sopra la sfrontatezza e le umiliazioni di un'altra stagione assurda.