Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Identità e necessità: dualismo per Camplone sulla base del tempo

Ci sono due parole che negli ultimi anni hanno caratterizzato il cammino del Catania in Serie C, e che anche in questa stagione sono protagoniste in maniera preponderante: identità e necessità. Due concetti, due "dimensioni" che, tranne in alcuni eccezioni (vedi il tormentone della gestione Sottil con la  necessità di identità), si pongono in contrapposizione con la dinamica temporale che si erge come fattore determinante. Da un lato la ricerca di identità soprattutto sotto il profilo tattico, un processo che ha bisogno di tempo per poter oleare tutti i meccanismi e che si ottiene solamente con la pazienza; dall'altro la necessità che è occasionale, spesso impronosticabile e che ha bisogno di interventi immediati e a volte drastici. Mister Camplone sembra essere un allenatore da 'ricerca di identità', soprattutto offensiva, con l'idea di avere un play maker da '100 palloni', due terzini votati alla fase offensiva ed un possesso palla costante. Idee e principi entusiasmanti, ma che ad oggi non hanno trovato del tutto riscontro sul campo. Il perchè probabilmente è presto detto, visto che la ricerca di questa tanto idolatrata identità diventa un percorso impervio se sul cammino si trovano poca serenità (l'extra campo docet, con le poche certezze a livello societario), una giustificata poca pazienza della piazza, gravi carenze soprattutto tattiche individuali, una rosa non totalmente idonea, e soprattutto le troppe assenze. Ecco dunque subentrare la necessità: oggi il Catania subisce troppe reti, oggi il Catania ha troppe carenze in organico, oggi il Catania non è solido, e come ha detto lo stesso Camplone "il tempo è finito". Dunque cosa fare: continuare a perseverare con coraggio su una ricerca che magari un domani potrà dare frutti (ma nel frattempo la classifica potrebbe diventare sempre più deficitaria ed il clima intorno alla squadra sempre più pesante), o cambiare qualcosa puntando sul bisogno immediato che però potrebbe far perdere di vista aspetti su cui si è lavorato per settimane? Una scelta non semplice, che però nasce soprattutto dalle ripetute amnesie difensive e a cui il lavoro svolto a Torre non sembra aver dato una soluzione. Forse la risposta Camplone ce l'ha già e riguarda non tanto la perseveranza su un'identità tattica, quanto su un'identità mentale, di "anima", un'anima coraggiosa, spavalda e combattente, ma finchè la sensazione di fragilità difensiva avrà il sopravvento, probabilmente sarà difficile che quest'anima possa venire a galla. Vedremo, intanto si riflette e si spera che, prima o poi, una piazza come Catania, con un'identità da categorie superiori, riesca a sposare la necessità della società Catania di abbandonare questa maledetta Serie C.