Campionato Flop, i Playoff?
Lo metti in conto, quando entri a far parte di questo mondo: avere un obiettivo e non portarlo a termine. Ti sbatti, ci vai vicino. Può capitare. Fallirlo in maniera netta, però, senza aver minimamente sfiorato la meta, no. Quello non lo metti in conto: non che non sia ammissibile, ma passa dall'ammissione a sua volta chiara di errori e responsabilità. Inutile girarci intorno: il Catania ha fallito il campionato. E non c'è bisogno di aspettare gli ultimi novanta minuti per affermarlo.
La missione italiana in Sudafrica, nel 2010. La Juventus in Champions, dopo l'acquisto di Ronaldo: definizioni di "flop" calcistico, in grande stile. Ma cos'è che definisce un "flop"? L'obiettivo, appunto: se fissi un obiettivo e non lo raggiungi. Poi ci sono gradi di "flop": se ci vai vicino, se non lo raggiungi per cause esterne, se ti sei allonanato da esso per scelte e decisioni errate. Ecco, la situazione del Catania: "[...] Noi eravamo moltissimo impegnati nel campionato dei numeri, dei conti, e avevo detto che era un campionato che volevamo vincere. Quest'anno, anche se questo può sembrare un obbligo, può sembrare una pressione anticipata, noi quest'anno dobbiamo vincere." Il primo obiettivo? Andato. Il secondo? Pure: il terzo? Quasi: mancano novanta minuti, ma i rossazzurri non si sono certo messi in una situazione favorevole. Si è parlato di "gestione": va specificato che per essa si intende una gestione trasversale. Va specificato che per gestione non si intende quella esclusivamente tecnica: è chiaro che se un campionato va male, sia i calciatori che gli allenatori (due, in questo caso) hanno parte di responsabilità. Poi c'è la gestione dirigenziale, delle scelte: quella a priori della panchina non è stata sbagliata. No. Prendere un allenatore con due campionati vinti non può essere una decisione sbagliata. L'iter che segue la scelta in sé, però, non è stato lineare: filosofia cambiata più volte. Vedi Marchese, vedi Di Grazia. Prima fuori, poi dentro, poi fuori, il secondo. Il primo reintegrato (per meriti, va precisato). Verbi visti e rivisti: prima la ricerca d'equilibrio di Sottil, poi la lotta agli alibi portata avanti da Novellino, dispersa tra Brindisi e Cava. Il campionato non è andato.
Va detto che l'obiettivo più grande, quello della promozione in Serie B, è ancora possibile: non premetterlo, né puntualizzarlo, sarebbe da stupidi. Ma come ci arrivi ai Playoff? Con lo stesso spirito di un campionato che, volto al termine, non ha regalato nulla se non la consapevolezza di aver complicato il processo di crescita sportiva? Sì: perché no. Melior de cinere surgo: non sarebbe giusto neanche pensarci, neanche lontanamente pensare di poter comunque vincere i Playoff. Sarebbe ingenuo. Il Catania può farlo, perché alle "finals" ci andrà. Al calcio, irresistibilmente imprevedibile, l'ultima parola (di speranza).