Romanticamente realisti
Romanticamente realisti. Un po’ come Cristiano, che del “realismo” ha fatto il motivo pulsante della sua carriera, da giocatore e da allenatore, e che si trova “romanticamente”, appunto, di nuovo alla guida del Catania. Romanticamente realisti come i tifosi rossazzurri, che due stagioni fa hanno vissuto il dramma di una traversa reale quanto maledetta, e che adesso sognano un finale romantico. Anche dopo la partita più realistica tra tutte: quella di mercoledì contro il Bisceglie.
Perché nel realismo sì, si può essere romantici: e viceversa, nel romanticismo si può essere realisti. Non è un controsenso. Basti riavvolgere il nastro e analizzare meglio la sfida appena giocata: tra il sapore "romantico" di una possibile vittoria per 1-0 al ritorno di Lucarelli, che dell'1-0 ha fatto un marchio di fabbrica, e quello "realistico" di chi conosce i limiti di quell'ipotetico successo, che successo alla fine non è stato, tra infortuni e un tecnico arrivato da poco più di ventiquattro ore. Segno che se i miracoli esistono, non poteva essere questo il caso per vederli tradotti in realtà. Bisogna continuare ad essere comunque realisti per non perdere di vista il sentiero che conduce ad un finale romantico: essere consapevoli che l'altro campo, quello dei conti, non può essere ignorato, e che in termini sportivi il Catania si trova a dover compiere una mission impossible. O quasi.
Sempre romanticamente, però, si può ammettere il fascino di un'impresa che ridonerebbe emozioni positive ad una piazza privata e priva da troppo tempo di quasi ogni tipo di stimolo. Romanticamente, si può vedere in un uomo, Cristiano Lucarelli, quel "centro di gravità permanente" fonte di equilibrio tra campo ed extracampo: basti pensare, in ottica Bari, al match vinto in casa due stagioni fa contro il Lecce, puro esempio di pragmatismo sportivo. Il rientro dei tre "epurati" in questo senso è un segnale. La loro gara, fatta di "etica della professione" e "cuore" ancor prima che "sostanza", è l'emblema di quanto stiamo scrivendo. Perché essere "romanticamente realisti" significa anche questo: essere come Cristiano, come i tifosi rossazzurri, ma anche come Marco, Giovanni e Rosario. Realisti nei fatti, romantici nelle intenzioni: verso l'impossibile, anzi, l'improbabile, che nel calcio viene tradotto in una sola parola. Emozione.