Focus con Rosario Pelligra, l'intervista al presidente del Catania

Capitani coraggiosi: una fede e un orgoglio che non tramonteranno mai

320, 284, 218. No, non sono numeri recitati a caso nella follia iperglicemica post pasquetta, ma semplicemente un monito, simbolo di attaccamento rappresentato da alcuni dei capitani che hanno difeso la maglia del Catania. 320 come il record di un centrocampista nato a 11024 chilometri da Catania e che di questa città è diventato condottiero principe a cavallo tra gli anni 70 e 80. Damiano Morra è cresciuto a Catania, si è sposato a Catania, ha due figli siciliani. E' catanese, così come lo è quel Mariano Izco che è arrivato in massima serie tra l'indifferenza e le critiche generali, ma che è stato il giocatore ad aver indossato più volte la maglia rossazzurra in Serie A, sempre con orgoglio, con rispetto e devozione. Quello stesso ragazzo, diventato uomo, che nell'ultimo atto della storia del Catania non ha trovato la forza per esprimere sensazioni annientate da un dolore inarrestabile.

Poi c'è Biagianti, quando da “bambino” aveva compiuto il grande salto per proseguire fra appalusi, nazionale, separazione, ritorno, ancora lacrime e una sensazione di incompiutezza che, chissà, magari verrà prima o poi colmata in qualche modo. Uomini, capitani, che hanno scritto pagine indelebili, quelle stesse pagine su cui si è abbattuto in tutta la sua leggiadria il pennello di Mascara, o l'inchiostro nero pece carismatico e denso di significato di Baronchelli e Gennaro Monaco. Due che hanno dato tutto pur di vedere Catania sorridere.

E poi c'è anche chi aveva già girato il mondo come un falco, avendo avuto quasi tutto dalla propria carriera, ma non avendo ancora fatto i conti con Catania: la classe, la tecnica, l'espressività di Lulù Oliveira rimarranno indelebili. Nonostante il Mondiale francese, la Champions, il Cannonau sardo, e i sorrisi di Firenze, nel suo cuore l'Etna e il Massimino hanno un posto speciale, perchè speciale è il rapporto che tutti questi uomini hanno creato con la piazza. La storia sono anche loro, uomini diventati cittadini adottivi, e non è un caso se la maggior parte di chi è passato da qui, poi ha deciso di mettere radici, o portare con sè un pezzo della città. Catania ringrazia tutti i suoi capitani, perchè è vero che non è facile prendersi responsabilità in una piazza calda come quella etnea, ma se lo si fa con serietà, impegno, senso del dovere e coerenza, ci sarà sempre un posto nel cuore e nella memoria.